14 Settembre
imprese & mercati

Vino: vendemmia italiana 2017 anomala a causa delle condizioni climatiche

Complessa e anomala sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, principalmente a causa delle condizioni climatiche che hanno contrassegnato l’annata. Sono queste le caratteristiche della vendemmia italiana, alla luce delle previsioni per la campagna di produzione vitivinicola 2017/18 elaborate dall’Istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare (Ismea) e dall’Unione italiana vini (Uiv).

 

Le elaborazioni effettuate tra la fine di agosto e i primi di settembre stimano la produzione 2017 a 40,02 milioni di ettolitri, con una riduzione del 26,1% rispetto ai 54 milioni indicati dall’Istat per il 2016. Un valore che, se confermato, rappresenterebbe il minimo storico nazionale degli ultimi 50 anni, con riduzioni oltre il 20% in quasi tutte le regioni.

Fanno eccezione, nel Settentrione, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, dove la maggiore riserva di acqua e l’entrata in produzione di nuovi impianti hanno parzialmente contenuto le perdite; al Sud, invece, perdite inferiori alla media si registrano in Campania.

 

Le anomalie climatiche – sottolineano Ismea e Uiv – hanno interessato gran parte delle aree produttive europee; le minori produzioni attese in Francia e Spagna indicano che l’Italia manterrà il primato produttivo mondiale anche per il 2017.

Nel Belpaese si è verificata un’annata decisamente atipica, segnata da un inverno mite e asciutto e da gelate tardive; la prolungata siccità e le elevate temperature, per tutta la stagione vegetativa, hanno indotto stress idrico ai vitigni, influenzando notevolmente il ciclo di maturazione delle uve.

 

La prima conseguenza è stata un consistente anticipo della vendemmia, che lungo la Penisola passa dalla “fisiologica” settimana alle più anomale due o tre settimane di alcune aree produttive. In Sicilia e Sardegna, la vendemmia è stata avviata intorno al 20 luglio, molto prima del tradizionale inizio di campagna dei primi di agosto.

Le perdite delle uve precoci – rilevano Ismea e Uiv – potrebbero essere parzialmente compensate dalle eventuali piogge di settembre, che garantirebbero un miglioramento dello stato vegetativo delle uve più tardive (con particolare riferimento a quelle a bacca rossa). In caso contrario, i futuri aggiornamenti delle stime di produzione potrebbero indicare un valore inferiore alla soglia dei 40 milioni di ettolitri.

 

La seconda conseguenza riguarda gli aspetti qualitativi della produzione Il clima caldo e secco ha infatti favorito uve molto più sane della media, caratterizzate da una sensibile riduzione di fitopatie, come peronospora e oidio, a cui è seguito un minore numero di trattamenti fitosanitari.

Allo stesso modo, il grado zuccherino risulta superiore lungo tutta la Penisola, mentre la ridotta escursione termica tra giorno e notte non ha favorito l’ottimale sviluppo degli aromi. Le uve bianche presentano in generale un’acidità minore della media, mentre le uve rosse mostrano un minore contenuto di antociani e una conseguente non ottimale colorazione della bacca.

 

In generale, la vendemmia 2017 registra il riaccendersi del confronto tra gli operatori sulle problematiche legate ai cambiamenti climatici e agli strumenti agronomici, organizzativi e finanziari che consentono di mitigare gli effetti negativi sul livello produttivo.

 

Se il dibattito agronomico si incentra sulle varietà più resistenti alla siccità e al corretto utilizzo delle irrigazioni di soccorso, l’annata in corso ha messo in luce le difficoltà e le rigidità dei modelli organizzativi aziendali. L’anticipo della vendemmia, con la sovrapposizione di cicli di conferimento di uve raccolte precedentemente in periodi ben definiti, ha costretto le aziende a rivedere sia i piani in vigna che, soprattutto, quelli di gestione della cantina.

 

Mai come quest’anno – evidenziano Ismea e Uiv – i fattori di organizzazione aziendale, di adeguamento dei sistemi produttivi e di mitigazione del rischio faranno la differenza sui risultati economici, introducendo un ulteriore elemento di discrimine competitivo.

 

(© Osservatorio AGR)

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