19 Febbraio
imprese & mercati

Vino, le importazioni statunitensi crescono soprattutto grazie agli spumanti italiani

Negli Stati Uniti le importazioni di vino hanno chiuso il 2016 con una progressione, seppur minima, sia in volume (+1%), sia in valore che, a fronte di un incremento del 3%, è arrivato a superare i 5 miliardi di euro. È quanto risulta dalle elaborazioni dell’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea) su dati Ihs-Gta. Con questo risultato gli USA si confermano il primo importatore mondiale di vino per valore e il terzo per volume, dietro Germania e Regno Unito (secondo la graduatoria del 2015).

 

All’aumento delle importazioni statunitensi contribuiscono in modo determinante gli spumanti, in particolare quelli italiani, la cui domanda negli USA è cresciuta del 28% in volume e del 34% in valore. L’Italia consolida quindi il primato come fornitore degli Stati Uniti anche nel segmento degli spumanti con una quota pari al 55% del volume totale, mentre relativamente al valore la leadership resta alla Francia, con il 59%. Nel 2016, peraltro, la domanda statunitense di vini spumanti transalpini è cresciuta decisamente meno rispetto a quella dei prodotti italiani: +9% a volume e +4% a valore.

 

Per quanto riguarda gli altri prodotti che compongono il paniere della domanda USA, si evidenzia, in volume, un sostanziale stallo per i vini in bottiglia e una lieve flessione per quelli sfusi.

 

Nei vini in bottiglia si ha una buona progressione della Francia (+9%), a fronte di un arretramento dei Paesi dell’Emisfero Sud (Australia -6%, Argentina -4%, Sudafrica -7%, Cile -7%), con l’eccezione della Nuova Zelanda, che ha fatto registrare una crescita del 13%.

 

Anche per l’Italia c’è una lieve contrazione in volume (-1%), imputabile soprattutto alle Igt, mentre a valore si ha un +1%.

 

Nel segmento dei vini sfusi, la cui incidenza sulle importazioni totali si è ridotta in cinque anni dal 34 al 24%, il dato più significativo è la crescita del 36% del prodotto cileno a fronte di una contrazione del 20% di quello australiano.

 

Considerando, infine, il vino in complesso, l’Italia mantiene saldamente la leadership tra i Paesi fornitori sia in termini quantitativi che in valore. Tuttavia, sottolinea l’Ismea, il confronto con la Francia, il più diretto competitor, evidenzia come il gap tra il valore medio dei vini italiani e quelli transalpini resti ancora molto elevato. Nel 2016 i vini francesi avevano un prezzo medio di 10,5 euro al litro, più del doppio rispetto ai 5 euro di quelli del Belpaese.

 

Riguadagna quote di mercato il Cile, grazie ai vini sfusi, mentre l’Australia scende, per la prima volta negli ultimi cinque anni, sotto il milione e mezzo di ettolitri spediti negli USA. Crollo anche per il prodotto argentino. La Nuova Zelanda, di contro, con una crescita dell’11,4% che l’ha portata a spedire negli Stati Uniti 665mila ettolitri, tallona sempre più da vicino la Spagna e il Canada.

 

(© Osservatorio AGR)

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