Vendita diretta e multifunzione in agricoltura affondate dal virus
Se è vero che l’agricoltura nel suo complesso sta garantendo
anche in queste settimane di emergenza la fornitura di prodotti alimentari agli
italiani, bisogna pure sottolineare che per molte piccole aziende, quelle che
più si affidano alle cosiddette «attività connesse» (servizi agrituristici,
didattici e sociali, vendita diretta dei prodotti propri), il lockdown ha
azzerato questa importante fonte di reddito.
Quello delle attività connesse è per l’agricoltura italiana un settore
tutt’altro che marginale: vale infatti (Eurostat 2019) 9,8 miliardi di euro,
pari al 17% del settore agricolo (56,6 miliardi). Per l’Italia, rispetto ai
principali Paesi agricoli dell’Unione Europea, il valore derivante dalle
attività connesse è di gran lunga il più elevato: la Francia, che viene dopo di
noi, si ferma a 6,7 miliardi, indietro di 3,2 miliardi.
La pandemia e le conseguenti misure per arginarla, con l’impossibilità delle
persone di spostarsi, hanno ovviamente azzerato l’agriturismo, sia sul fronte
dell’alloggio, sia su quello della ristorazione. Stessa sorte hanno subito le
fattorie didattiche.
Ma anche attività che potevano continuare, sia pure seguendo regole di
sicurezza, hanno subito blocchi e gravi limitazioni. È il caso dei mercatini
degli agricoltori, chiusi in molte regioni.
La chiusura dei mercati contadini è avvenuta proprio nel momento in cui la
primavera sta avanzando e le colture maturano in fretta. Pesanti sono le conseguenze
economiche per le piccole aziende agricole, specie per quelle che hanno
impostato coltivazioni e allevamenti per la vendita diretta. Venendo meno
questa opportunità, non sanno dove collocare il frutto del loro lavoro, salvo
quei pochi casi in cui si è riusciti a organizzare la vendita online.
Alcune Regioni, come il Veneto, hanno un po’ allargato le maglie dei divieti,
permettendo lo svolgimento dei mercatini legandolo però al rispetto di alcune
regole: area delimitata, un solo ingresso e una sola uscita, distanze di
sicurezza rispettate.
Altrove, come in Lombardia, i mercati contadini restano invece vietati. E le
conseguenze non saranno lievi.