23 Maggio
imprese & mercati

Tutela della biodiversità: le misure attuate dall’agricoltura italiana

Negli ultimi 100 anni, dalle tavole italiane sono scomparse oltre i tre quarti delle varietà di frutta. Se infatti un secolo fa se ne contavano 8mila, oggi si arriva a poco meno di 2mila e, di queste, ben 1.500 rischiano di scomparire anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che favoriscono le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Ma la perdita di biodiversità interessa l’intero sistema agricolo e di allevamento, con il rischio di estinzione che si estende dalle piante coltivate agli animali allevati.

 

È quanto afferma Coldiretti in occasione della “Giornata mondiale della biodiversità”, celebrata lo scorso 22 maggio.

Non va comunque dimenticato – rileva l’associazione – che l’agricoltura italiana negli ultimi anni ha invertito la rotta, grazie a contadini “custodi”, ai mercati di vendita diretta degli agricoltori, che hanno offerto un canale di vendita alternativo, e a una nuova sensibilità dei consumatori.

 

L’Italia – ricorda Coldiretti – non solo è l’unico Paese al mondo con 4.965 prodotti alimentari tradizionali censiti, 291 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, ma è anche leader in Europa con quasi 60mila aziende agricole biologiche, e ha fatto la scelta di vietare le coltivazioni geneticamente modificate e la carne agli ormoni a tutela della biodiversità e della sicurezza alimentare.

 

Grazie all’impegno degli allevatori, sono state salvate dall’estinzione 130 razze allevate, tra le quali ben 38 di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini. Dall’asino romagnolo, recuperato per la produzione di latte a uso pediatrico e per l’oncoterapia, alla capra girgentana, per la produzione di latte destinato alla tuma ammucchiata (formaggio nascosto) stagionata in fessure di muro in gesso e/o pietra, fino alla gallina di Polverara, ritratta con il caratteristico ciuffo sin dal 1400.

 

Un’azione di valorizzazione – continua l’associazione – che si estende anche alle specie vegetali, con la riscoperta dei frutti dimenticati del passato, come la pera cocomerina, le giuggiole o il corbezzolo, e di grani antichi come il Senatore Cappelli che, dopo aver rivoluzionato la produzione di pane e pasta in Italia, ha rischiato di sparire e torna sulle tavole grazie alla Società Italiana Sementi, il cui capitale è detenuto dagli agricoltori attraverso i Consorzi Agrari.

 

«La difesa della biodiversità», sottolinea Coldiretti, «non ha solo un valore naturalistico, ma è anche il vero valore aggiunto delle produzioni agricole Made in Italy. Investire sulla biodiversità è una condizione necessaria per le imprese agricole di distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare così il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo».

 

(© Osservatorio AGR)

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