Spreco alimentare: l’Italia dissipa ogni giorno 960 kilocalorie di cibo per abitante
In Italia ogni giorno si spreca una quantità di cibo corrispondente a 960 kilocalorie per abitante, a fronte di una media mondiale di 660. È quanto rileva l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) nel rapporto “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali”, presentato lo scorso 16 novembre a Roma, presso il Ministero dell’ambiente.
Il rapporto definisce lo spreco alimentare come la parte di produzione che eccede i fabbisogni nutrizionali e le capacità ecologiche includendo, oltre ai convenzionali sprechi/perdite dalla produzione al consumo, elementi edibili basilari ma poco considerati, come sprechi per “non rese” produttive e perdite prima dei raccolti, sovralimentazione nel consumo, perdita nutrizionale, perdite nette di prodotti usati in allevamenti, usi industriali ed energetici, sprechi di acqua potabile.
Lo studio indica che lo spreco alimentare in Italia, se misurato in termini energetici, sia stimabile intorno al 60% della produzione iniziale.
Da un punto di vista ambientale, lo spreco alimentare all’interno della Penisola produce l’emissione annua di 24,5 milioni di tonnellate di CO2. Nel 2012, la quantità di acqua dolce sprecata in Italia a causa del cibo inutilizzato o gettato è stata pari a circa 1,2 miliardi di metri cubi. Allo spreco alimentare italiano si accompagna inoltre l’immissione totale di 228.900 tonnellate di azoto reattivo in atmosfera.
Gli effetti ambientali dello spreco alimentare sono associati soprattutto alle fasi iniziali della catena di produzione agroalimentare. La tendenza globale, dal 2007 al 2011, indicherebbe un notevole aumento di sprechi tra produzione e fornitura (+48%), una sovralimentazione in fortissimo aumento (+144%) e uno spreco in consumo e vendita al dettaglio che diminuisce del 23%.
Stando ai dati contenuti nel report, in Italia lo spreco alimentare ha un costo economico di 16 miliardi di euro. In Europa la cifra arriva a 143 miliardi di euro, mentre a livello globale si aggira sui 2.600 miliardi di dollari.
Il rapporto sottolinea come nell’attuale dibattito sulla questione degli sprechi alimentari, ci si concentri prevalentemente sul recupero in beneficenza o secondariamente sul riciclo di materia e sulla conversione energetica. Minore attenzione è invece rivolta alla prevenzione strutturale della produzione di eccedenze alimentari e dei conseguenti sprechi.
Lo studio indica, inoltre, che per evitare di abusare delle capacità biologiche sia necessario ridurre gli sprechi su tutta la filiera produttiva di almeno un terzo rispetto nel mondo e un quarto in Italia.
Nei sistemi alimentari locali, ecologici, solidali e provenienti da piccole aziende, lo spreco è mediamente otto volte inferiore a quello delle imprese agricole di grandi dimensioni. È quindi necessario – conclude l’Ispra – incentivarne la diffusione come principale misura di prevenzione dello spreco.
(© Osservatorio AGR)