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Spreco alimentare: in Italia vale 16 miliardi di euro l’anno
In Italia ogni anno viene sprecato cibo commestibile per un valore pari a 16 miliardi di euro. Lo spreco alimentare si concentra per il 75% nelle case, dove ammonta a circa 145 kg per famiglia, con un costo di 360 euro annui. Nel 48% dei casi il cibo finisce nella spazzatura a causa di acquisti sproporzionati alle necessità.
È quanto risulta dai dati dell’Osservatorio Nazionale Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, presentati in occasione della quarta Giornata nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari, promossa dal Ministero dell’Ambiente nell’ambito della campagna “Spreco Zero” e celebrata lo scorso 5 febbraio.
Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio, solo 6 italiani su 10 sono a conoscenza della nuova legge antispreco entrata in vigore lo scorso agosto, e solo 1 su 10 ne conosce i contenuti. Inoltre, l’introduzione della “Family bag”, il contenitore in cui inserire gli avanzi di un pasto fuori casa per evitare che venga cestinato dai ristoratori, è giudicata un’iniziativa valida nella prevenzione degli sprechi dall’80% del campione. Tuttavia il 50% degli intervistati teme che non sarà supportata adeguatamente dal mondo della ristorazione, mentre il 75% spera che il contenitore abbia un design elegante, allo scopo di “superare la timidezza nel portarsi il cibo avanzato a casa”.
Dal punto di vista dei comportamenti quotidiani nei confronti dello spreco, l’Osservatorio suddivide gli abitanti del Belpaese in cinque categorie, che spaziano dai “virtuosi” agli “spreconi”.
I primi sono pari al 22% della popolazione e realizzano uno spreco dimezzato rispetto alla media nazionale. Si tratta di persone che fanno acquisti misurati e congelano gli avanzi pur di non buttare alimenti commestibili perché vivono lo spreco di cibo come qualcosa di immorale e dannoso per l’ambiente. Si collocano nella categoria dei “virtuosi”, ma essenzialmente per necessità, anche quel 7% di italiani particolarmente oculati negli acquisti a causa di stringenti ragioni economiche.
Seguono gli “attenti”, che rappresentano il 28% delle famiglie. Meno rigorosi rispetto ai virtuosi, verosimilmente a causa della prevalenza di coppie con figli, riescono comunque a sprecare il 25% in meno rispetto alla media nazionale.
Ci sono poi gli incoerenti, pari al 27%, che pur convinti dell’importanza della questione ambientale si rivelano poco attenti: comprano più del necessario, lasciandosi spesso sedurre dalle offerte, e cucinano più del dovuto, comportamenti che a conti fatti li portano a sprecare il 25% in più della media nazionale.
Si caratterizzano invece per la scarsa sensibilità ecologica gli “spreconi”, che ammontano al 12% della popolazione e sprecano il 50% di cibo in più rispetto alla media nazionale.
Chiudono la classifica i disinteressati, quel 4% di persone che, del tutto incuranti di questioni ecologiche o etiche, arrivano a sprecare il 66% in più rispetto alla media nazionale.
(© Osservatorio AGR)