5 Settembre
imprese & mercati politiche

Spesa dei Psr a rilento, rischio disimpegno per i fondi europei

L’avanzamento della spesa italiana per la politica di sviluppo rurale del settennio 2014-2020 suscita forti preoccupazioni. Non è una novità, purtroppo, ma quest’anno le cose sembrano andare peggio del solito.

I dati aggiornati al 30 giugno scorso mostrano una situazione poco omogenea a livello nazionale e mettono in evidenza da un lato amministrazioni virtuose, capaci di gestire in modo soddisfacente le risorse europee e nazionali, e dall’altro Regioni nelle quali il ritmo della spesa procede a rilento, con il rischio, nel caso non intervenisse una forte accelerazione, del disimpegno automatico dei fondi europei. In base alle regole comunitarie, infatti, entro il 31 dicembre prossimo è necessario spendere lo stanziamento riferito all’annualità 2016. Nel caso ciò non avvenga, decade l’impegno dell’Unione Europea a corrispondere il finanziamento ai programmi che manifestano lentezza nell’erogazione dei contributi agli agricoltori.

Per alcune Regioni il volume di spesa pubblica da realizzare entro fine anno è talmente elevato in termini assoluti e relativi da rendere l’impresa quasi impossibile.

I dati confermano indirettamente perché sta crescendo l’insoddisfazione degli agricoltori nei confronti dello strumento sviluppo rurale. Molti, ad esempio, lamentano che i bandi per le misure di investimento sono poco frequenti e quando vengono pubblicati c’è un numero di domande di gran lunga superiore a quelle che possono essere finanziate. Inoltre, i costi amministrativi per partecipare alle varie misure del Psr sono elevati e i tempi eccessivamente lunghi.

Cattolica Assicurazioni S.p.A.

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