Soia, opzione interessante per le prossime semine
Secondo recenti stime dell’Igc, l’International Grains Council, il 2020 dovrebbe registrare una forte riduzione della produzione mondiale di soia, da 360,8 a 341,9 milioni di tonnellate, dovuta alla diminuzione delle superfici negli USA e ai minori raccolti in Sud America.
Al termine della campagna, le scorte mondiali potrebbero quindi essere di solo 36,2 milioni di tonnellate, contro i 54,3 milioni che le proiezioni attribuiscono alla campagna in corso.
Questo scenario potrebbe prospettare una possibile ripresa della produzione nazionale. Manca ormai poco, infatti, alle prossime semine primaverili e molte aziende agricole stanno per decidere quale coltura scegliere.
Secondo alcuni autorevoli osservatori quest’anno in Italia potrebbe verificarsi una sostanziale stabilità delle superfici a mais e una diminuzione degli investimenti di alcune importanti colture industriali come la bietola, la patata e soprattutto il pomodoro da industria, mentre per le foraggere e la soia ci potrebbero essere dei leggeri incrementi
Il Coceral, l’associazione europea del commercio di cereali e semi oleosi, stima che nel 2019 siano stati coltivati a soia in Italia 315.000 ettari, per una produzione di circa 1.071.000 tonnellate di granella secca.
Considerando che quest’anno possa esserci un incremento delle superfici a coltura compreso tra 5.000 e 35.000 ettari, la produzione nazionale di semi di soia del 2020 potrebbe oscillare tra 1,02 e 1,29 milioni di tonnellate.
Un eventuale incremento della coltivazione della soia in Italia potrebbe avere effetti positivi anche sul bilancio di approvvigionamento del nostro Paese, storicamente deficitario.
Secondo Assalzoo, Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici, l’Italia è infatti costretta a importare, a seconda delle annate, dall’85 a oltre il 90% del fabbisogno di soia. Le principali fonti di approvvigionamento sono i Paesi del Sud America, Argentina e Brasile.
A livello mangimistico, sotto il profilo quantitativo, assume un rilievo particolare dal punto di vista dell’importazione soprattutto la farina di soia, che dopo il divieto di utilizzo delle proteine animali trasformate rappresenta la più importante fonte proteica nell’alimentazione del bestiame.