Sicurezza alimentare: sviluppata una varietà di grano duro resistente alle alte temperature
La coltivazione di grano duro in condizioni climatiche estreme sarà possibile entro pochi anni grazie a un progetto di ricerca che ha permesso di sviluppare una varietà del cereale resistente alle alte temperature.
Si tratta di un’innovazione potenzialmente in grado di sfamare milioni di persone, a cominciare da quelle che vivono nel bacino del fiume Senegal fino ad arrivare, in prospettiva, a tutte quelle africane colpite dalle carestie.
La scoperta, vincitrice del Premio Olam 2017 per l’innovazione nella sicurezza alimentare, si deve all’italiano Filippo Bassi, ricercatore presso l’Icarda (il Centro internazionale per la ricerca nelle regioni aride) e al professor Rodomiro Ortiz, dell’Università svedese di scienze agrarie.
Gli studiosi, grazie a un finanziamento pubblico da 300mila euro in quattro anni del Consiglio per la ricerca svedese, hanno utilizzato biotecnologie come l’impronta genetica e tecniche tradizionali di selezione per sviluppare una serie di varietà di grano duro in grado di sopportare una temperatura costante di 35-40 gradi nella savana del bacino del fiume Senegal, che attraversa Mauritania, Senegal e Mali.
In questa regione, gli agricoltori coltivano riso per otto mesi l’anno e il terreno rimane improduttivo per i rimanenti quattro. Le nuove varietà di grano duro sono quindi state messe a punto per crescere in tempi super-veloci, appena 90 giorni, cosicché gli agricoltori possano coltivarle tra una stagione la successiva del cereale bianco.
Per le popolazioni, spesso colpite da carestie, potrebbe essere una rivoluzione: più cibo e più proteine, considerato che il tenore proteico del grano duro è superiore a quello del riso, con la materia prima per pasta, cuscus e bulgur che potrebbe essere prodotta in loco anziché ricorrere alle importazioni di frumento dall’estero.
Lanciato nel 2014 in collaborazione con la fondazione francese Agropolis, il premio Olam sostiene con una borsa da 50mila dollari l’avvio della seconda fase del progetto, forse la più difficile.
«Dalla stazione sperimentale», spiega Bassi, «si deve passare ai campi di un milione di agricoltori che non hanno mai coltivato grano duro; si deve poi far sì che si organizzino e si sviluppi un mercato, favorendo una partnership commerciale Sud-Sud tra le grandi industrie di pasta e cuscus del Nord Africa e gli agricoltori della valle».
(© Osservatorio AGR)