Si aggrava l’emergenza cimice asiatica
La cimice asiatica sta letteralmente mettendo in ginocchio migliaia di frutticoltori italiani del Nord Italia, in particolare quelli di Emilia Romagna e Veneto, ma la sua presenza si sta purtroppo allargando anche ad altri prodotti (orticole, soia e grano) e a regioni come il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte.
Nelle principali aree frutticole la cimice asiatica, dopo aver attaccato le piante di drupacee (pesche, nettarine, susine e ciliegie) e di mele, è ora diventata un flagello sugli alberi di pere. Una situazione che risulta aggravata quest’anno dall’andamento climatico e che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di molte aziende agricole e la competitività della stessa filiera, con perdite di produzione delle singole aziende stimabili tra il 40 e il 100%.
Il fenomeno è talmente grave – lamentano i produttori – che deve essere considerato alla stregua di una calamità naturale eccezionale ed è pertanto necessario che il Ministero delle politiche agricole provveda alla declaratoria al fine di poter ristorare i danni agli agricoltori.
Già a partire dal prossimo anno, inoltre, è auspicabile che nel piano assicurativo nazionale venga introdotta, accanto a gelo, pioggia, vento, grandine, siccità, la possibilità per gli agricoltori di assicurare i raccolti in forma agevolata contro questo temibile parassita.
Arrivata in Italia nel 2012 grazie all’importazione di alberi da frutta, la cimice asiatica, complice i cambiamenti climatici, si riproduce con un ritmo elevatissimo (una femmina depone fino a 400 uova due volte all’anno) ed è resistente sia agli antagonisti naturali sia agli antiparassitari più diffusi. Data la gravità dell’emergenza gli agricoltori chiedono che venga autorizzata al più presto l’immissione nelle aree contagiate dell’unico antagonista naturale che si rivela efficace, ovvero la vespa samurai (Trissolcus japonicus, originaria dell’Asia orientale) che depone le uova direttamente in quelle della cimice.
La cimice asiatica è solo l’ultimo dei parassiti alieni che hanno invaso l’Italia con i cambiamenti climatici e la globalizzazione degli scambi commerciali, dal moscerino dagli occhi rossi (Drosophila suzukii) che colpisce ciliegie, mirtilli e uva, al cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus), fino all’Aethina tumida, il coleottero killer delle api, provocando all’agricoltura danni stimabili in oltre un miliardo di euro.