Sempre più giovani nelle aziende agricole italiane
A fine settembre scorso le imprese agricole italiane guidate da under 35 sono risultate oltre 55.000, quasi 7.000 in più rispetto al dato di cinque anni prima.
A dirlo sono i dati dell’Osservatorio Unioncamere-Movimprese che testimoniano un rinnovato interesse dei giovani per l’agricoltura rispetto ad altri settori, grazie soprattutto alla riscoperta dei valori legati alla produzione primaria, all’attenzione alla tutela ambientale, alla biodiversità e alla valorizzazione dei paesaggi rurali.
Con il 14,3% in più di imprese giovani, rispetto alla fotografia scattata a fine settembre 2015, il settore primario è in assoluto il più attrattivo in questa fase per gli under 35, mostrando tra l’altro un andamento in netta controtendenza rispetto a quello generale, caratterizzato, nel bilancio dell’ultimo lustro, da una perdita complessiva di 80.000 aziende.
Nelle campagne la quota junior si attesta al 7,5% del totale, su poco più di 736.000 imprese del settore conteggiate a fine giugno, contro il 9,3% del commercio ma su 1,5 milioni di imprese, di cui 140.000 condotte da under 35, circa 35.000 in meno rispetto a cinque anni fa.
Se si alza l’età presa in considerazione fino ai 40 anni, quella cioè che in agricoltura delimita le misure di sostegno destinate all’imprenditoria giovanile, la quota dei giovani imprenditori arriva all’8%.
Secondo Coldiretti, le aziende agricole a conduzione giovanile sono realtà solitamente più strutturate rispetto alle altre, con superfici superiori di oltre il 50% alla media e fatturati più elevati del 75%, con un’alta incidenza di laureati, soprattutto tra i giovani agricoltori di nuova generazione..
Inoltre il 70% delle imprese giovani opera in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo.
I giovani mostrano una maggiore dimestichezza con lo strumento della vendita diretta, cogliendo le opportunità legate alla diffusione dei social network e del commercio elettronico. Un mercato enorme e cresciuto, nell’anno del lockdown, del 70% rispetto al 2019.