Scoperto meccanismo per aumentare l’assorbimento di fosforo nelle piante: aiuterà a produrre più cibo
Un passo avanti nella prevenzione delle carestie e nell’aumento della produzione alimentare a livello globale. È quanto rappresenta l’individuazione del meccanismo attraverso il quale alcuni funghi e batteri associati alle radici delle piante possono incrementare la crescita e l’assorbimento del fosforo, già presente nel terreno, nella forma necessaria alla crescita dei vegetali.
La scoperta si deve a un gruppo di ricercatori delle Università di Pisa e Copenaghen; il team internazionale è stato coordinato da Manuela Giovannetti, docente di microbiologia agraria presso l’ateneo toscano, e Iver Jakobsen, senior researcher presso il Dipartimento di Scienze ambientali dell’università danese. Lo studio, pubblicato sulla rivista Scientific Reports (gruppo editoriale Nature), ha riguardato in particolare le piante di mais.
Il fosforo – spiegano i ricercatori – è un minerale di cui le piante necessitano in notevole quantità. Si tratta, infatti, di un elemento coinvolto in processi metabolici chiave, come la fotosintesi, la sintesi di Dna, Rna e fosfolipidi, la respirazione e il trasferimento di energia. Ma la maggior parte del fosforo è presente nel terreno in uno stato che i vegetali non riescono ad assorbire. A svolgere questo compito sono enzimi prodotti da alcuni batteri e funghi in simbiosi con le radici delle piante o che, con esse, compongono la rizosfera, cioè la porzione di suolo occupata dalle estremità dei vegetali.
La ricerca mirava a realizzare fertilizzanti biologici in grado di sostituire i superfosfati oggi utilizzati in agricoltura. Partiti da una base di oltre 300 ceppi batterici, isolati nei laboratori dell’Università di Pisa, i ricercatori ne hanno selezionati 10, studiati poi in Danimarca dove, utilizzando il fosforo radioattivo, sono riusciti a seguire la dinamica di assorbimento dell’elemento chimico da parte delle radici delle piante.
«I risultati di questo studio dimostrano che alcuni dei microrganismi associati alle radici rappresentano una strategia vincente per lo sfruttamento e la mobilizzazione del fosforo presente nel suolo», sottolinea Manuela Giovannetti. «Basti pensare che l’uso di fertilizzanti a base di fosforo è aumentato da 5 a 20 milioni di tonnellate dal 1961 al 2013 e che le riserve nel mondo si stanno esaurendo, mentre la produzione di cibo, non solo in Italia, ma in tutta Europa, dipende totalmente dalle importazioni dai principali Paesi produttori, che sono Marocco, Cina e USA».
Lo studio segna anche l’inizio di una proficua collaborazione scientifica tra l’ateneo italiano e quello danese sul tema dei biofertilizzanti e biostimolanti, le cui proprietà potrebbero essere utili in primo luogo ai Paesi poveri e in via di sviluppo, particolarmente bisognosi di incrementare la propria produzione alimentare.
(© Osservatorio AGR)