10 Agosto
imprese & mercati

Raccolto 2020 scarso per il grano tenero italiano

Secondo le prime stime di Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia), la produzione nazionale di frumento tenero è prevista quest’anno attorno a 2,8 milioni di tonnellate, con una riduzione superiore al 5% rispetto ai volumi della produzione 2019, che aveva segnato un buon livello di resa in quasi tutti gli areali nazionali, ma un non altrettanto soddisfacente profilo qualitativo.


I dati di quest’anno ribadiscono una quota percentuale di autoapprovvigionamento del nostro Paese che risulta compresa tra il 35 e il 40%: la produzione di circa 2,8 milioni di tonnellate infatti arriva a fatica a coprire la metà del fabbisogno industriale di circa 5,4 milioni di tonnellate, tenuto conto che non tutto il frumento tenero prodotto in Italia è destinato alla macinazione.


La qualità del raccolto 2020 risulta mediamente soddisfacente, anche se viene riscontrata una riduzione del tenore proteico nel frumento tenero cosiddetto “di forza” (del quale il nostro Paese risulta già, da sempre, ampiamente deficitario) necessario per la produzione di farine per prodotti a lunga lievitazione. Tra questi ricordiamo i prodotti della tradizione, come il pandoro veronese o il panettone milanese, alcune tipologie di pane, come la michetta milanese o la rosetta romana, e i prodotti della pasticceria, ad esempio il babà napoletano.


In ambito comunitario, la produzione di frumento tenero dovrebbe risultare, nel 2020, pari a circa 118 milioni di tonnellate (di cui, come già indicato, 2,8 milioni di tonnellate, pari a meno del 2,4%, in Italia) con una riduzione superiore al 10% rispetto ai volumi produttivi del 2019. Sempre in ambito Ue (e tolto il Regno Unito post Brexit), l’Italia risulta essere al 12° posto nell’elenco dei Paesi comunitari produttori di frumento tenero, superata non solo da quelli tradizionalmente produttori ed esportatori come Francia, Germania e Polonia ma anche da Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Ungheria, Lituania e Svezia.


Anche per le prossime semine torna quindi di attualità il tema dei contratti di coltivazione e degli accordi di filiera, che dopo aver coinvolto circa il 15% della produzione nazionale di frumento duro, sta iniziando a interessare anche il frumento tenero. Oltre alle filiere «classiche» (biologico, «residuo zero» per baby food, prodotto 100% nazionale o regionale) sta prendendo piede la coltivazione «sostenibile», che, nel rispetto di specifici capitolati, offre delle premialità aggiuntive interessanti rispetto ai prezzi di base.

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