Quote latte, l’Italia inadempiente: non ha recuperato dai produttori multe per 1,343 miliardi
L’Italia non ha fatto pagare tutte le multe agli allevatori che non hanno rispettato le quote latte, immettendo sul mercato più di quanto fosse consentito; per questo motivo, la Corte di giustizia europea deve dichiararla inadempiente. Sono le conclusioni cui è giunto l’avvocato generale della Corte di Lussemburgo, Eleanor Sharpston, sulla causa sollevata dalla Commissione europea contro il governo italiano.
Istituito nel 1984, e rimasto in vigore fino al 2015, il regime delle quote latte mirava a stabilizzare il mercato, regolamentando la produzione e trasferendo la responsabilità della sovrapproduzione ai singoli produttori o ai caseifici nazionali. Il sistema, infatti, prevedeva, per gli operatori che superassero la quota annuale assegnata, il versamento di un prelievo supplementare sulle eccedenze, parametrato allo sforamento.
L’Italia, dal 1995 al 2009, ogni anno ha superato la quota nazionale; lo Stato ha versato alla Commissione gli importi del prelievo supplementare dovuti per il periodo in questione, pari a 2,305 miliardi di euro. Nonostante le ripetute richieste dell’Esecutivo UE, le autorità italiane non hanno preso le misure opportune per recuperare il prelievo dovuto dai singoli produttori e caseifici.
In base ai calcoli delle Commissione – che ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia come ultima fase di una procedura di infrazione aperta nel 2013 – il governo nazionale deve ancora recuperare la somma di 1,343 miliardi di euro dai produttori responsabili degli sforamenti.
Tale situazione, secondo Bruxelles, crea una distorsione nella concorrenza tra gli allevatori che hanno pagato le multe e quelli che non lo hanno fatto, oltre a essere iniqua anche nei confronti dei contribuenti italiani, come evidenziato dalla Corte dei Conti europea e ricordato dall’avvocato generale. Quest’ultima osserva che la legislazione comunitaria sul prelievo per la sovrapproduzione lattiera ha carattere imperativo per gli Stati membri, i quali sono comunque vincolati anche dall’obbligo di diligenza stabilito dal Trattato. Su tali basi suggerisce alla Corte di giustizia di dichiarare l’Italia inadempiente.
Se la sentenza della Corte seguirà le conclusioni dell’avvocato, l’Italia si dovrà uniformare e, in caso di inottemperanza, si esporrà a una nuova causa che potrebbe comportare una condanna al pagamento di pesanti penali.
(© Osservatorio AGR)