Psr, quanta fatica in Italia…
I numeri diffusi a inizio anno dalla Rete Rurale Nazionale sull’utilizzo dei fondi dei 23 Programmi di sviluppo rurale italiani (21 regionali e 2 nazionali) dicono che anche questa volta, come negli anni passati, c’è stato il fenomeno dell’accelerazione della spesa di fine annata, che ha consentito a tutte le Regioni e Province autonome italiane, esclusa la Puglia, di evitare la perdita di fondi europei e spendere per intero le risorse pubbliche.
Si parla di «accelerazione finale» perché diverse Regioni riescono a raggiungere il risultato solo in extremis.
La Puglia, salvo deroghe al momento difficili da prevedere, perderà 86 milioni di euro di fondi di Bruxelles e, aggiungendo la quota di finanziamento a livello nazionale, gli agricoltori pugliesi potrebbero avere minori trasferimenti per un importo di 142 milioni di euro.
In Italia ci sono Psr, pochi, ben gestiti e altri, molti, sempre in affanno. Sono dati preoccupanti che pongono gli agricoltori su piani diversi, generando anche distorsioni competitive e discriminazioni intollerabili.
Bisogna interrogarsi seriamente sulle motivazioni alla base di queste differenze in termini di capacità gestionale e individuare provvedimenti che possano mettere tutti gli agricoltori nelle stesse condizioni, a prescindere dal luogo nel quale esercitano la loro attività.
L’occasione adatta potrebbe essere data dalla riforma della Pac in corso, le cui principali novità sono il nuovo modello di gestione e la maggiore autonomia decisionale affidata alle autorità nazionali (Ministero, Regioni e Province autonome), con il non trascurabile particolare della pianificazione strategica pluriennale unica a livello nazionale.
La Commissione europea suggerisce per il futuro solo otto interventi dello sviluppo rurale, a fronte di circa 70 tra misure e sotto-misure attuali. Una soluzione, quindi, è certamente quella di mettere a programma un numero circoscritto di operazioni, possibilmente quelle che effettivamente servono alle imprese e assicurano l’impatto migliore.