11 Gennaio
imprese & mercati

Prodotti senza glutine: un mercato che in Italia cresce del 30% l’anno

Il mercato dei prodotti senza glutine (gluten free) nel 2016 ha raggiunto globalmente un giro di affari di oltre quattro miliardi e mezzo di dollari; la cifra è destinata quasi a triplicare nel 2026. È quanto risulta dall’ultimo rapporto dell’Istituto di ricerche britannico Visiongain, che analizza il trend nel mondo, Italia inclusa.

 

Nella Penisola il comparto degli alimenti gluten free vale circa 300 milioni di euro, con un tasso di crescita annuo medio del 30%. I primi tre operatori del mercato, Schär, Molino di Ferro e Galbusera, sviluppano il 38% del totale giro d’affari italiano.

 

Gli alimenti privi di glutine nascono per soddisfare le necessità dei consumatori con diagnosi di celiachia che, secondo l’indagine di Federconsumatori del settembre 2016, sono attualmente in Italia 172.197, pari al 2% circa della popolazione. Il Ministero della Salute stima però che almeno altre 400mila persone siano in attesa di diagnosi.

 

Ma i prodotti gluten free sono acquistati anche dai cosiddetti gluten sensitive, vale a dire quei soggetti che hanno una particolare sensibilità al glutine, pur senza essere celiaci. Essi rappresentano una percentuale sicuramente maggiore rispetto ai celiaci, ma difficile da quantificare. Tuttavia, coloro che trainano realmente le vendite del senza glutine sono i life styler, ovvero quella parte di consumatori in costante aumento che sceglie cibi privi di glutine per convinzione e stile alimentare personale, a prescindere dall’intolleranza a questa proteina vegetale. Si tratta in buona misura degli stessi consumatori che acquistano frequentemente diverse altre tipologie di alimenti free from (privi di uno specifico ingrediente), oltre a prodotti biologici, funzionali, integratori e così via.

 

Appare evidente come, rispetto anche a solo pochi anni fa, si stia verificando un vero cambio di paradigma da parte del consumatore: spicca in primis la soddisfazione dei celiaci e gluten sensitive verso l’aumento dell’assortimento e, in alcuni punti di vendita, la concentrazione delle referenze a scaffale. Sono infatti sempre più numerose le aziende che, incentivate dalla crescita esponenziale dei consumi, alla produzione di alimenti “tradizionali” affiancano una linea di prodotti senza glutine.

 

Ma ancora più sorprendente è il comportamento del life styler, un consumatore molto attento, informato e soprattutto sensibile al proprio benessere, al punto da scegliere autonomamente di acquistare cibi destinati a persone affette da un’intolleranza, nella convinzione di alimentarsi in modo più sano e salutare. Si tratta di un fenomeno che, esteso alle altre categorie di prodotti facenti capo alla sfera del salutistico/benessere, fanno di questo trend un atteggiamento che si può quasi definire strutturale e non più congiunturale.

 

(© Osservatorio AGR)

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