Diminuiscono, nell’area del Nord Italia, le superfici effettive coltivate a pomodoro da industria, da parte di agricoltori singoli e associati alle Organizzazioni di produttori, che nella campagna 2017 segnano un calo del 7,5% rispetto alla stagione precedente, per un totale di 36.707 ettari.

È quanto risulta dai dati diffusi dall’Organizzazione interprofessionale, nei giorni che vedono l’arrivo negli stabilimenti dei primi carichi di materia prima. Dati che evidenziano anche una diminuzione del 2,5% rispetto a quanto contrattato a inizio anno.

Conferma invece il proprio trend di crescita la produzione biologica, che ormai rappresenta il 6,6% delle superfici effettive, avendo raggiunto i 2.310 ettari a fronte dei 1.316 di due anni fa.

«L’aspetto positivo che emerge», commenta il presidente dell’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia, Tiberio Rabboni, «è il sostanziale rispetto della programmazione, visto che lo scostamento in diminuzione del 2,5% delle superfici effettive rispetto a quelle contrattate è di portata molto contenuta e rappresenta in assoluto lo scostamento più basso degli ultimi anni. La sostanza ci dice che in campagna oggi troviamo il pomodoro effettivamente richiesto per la trasformazione, in linea quindi con quelli che sono gli equilibri di mercato del nostro settore».

Tra le regioni, l’Emilia Romagna continua a essere quella con la quota più consistente di superfici coltivate a pomodoro da industria, pari a 24.866 ettari, seguita da Lombardia (7.494 ettari), Piemonte (2.029) e Veneto (2.121).

Per quanto riguarda le singole province, guidano la classifica: Piacenza (10.003 ettari), Ferrara (6.177) e Parma (4.666). Seguono: Mantova (3.963 ettari), Cremona (2.102), Ravenna (1.929), Alessandria (1.821), Reggio Emilia (993), Rovigo (895), Verona (780) e Modena (729).

(© Osservatorio AGR)