Pomodoro biologico da industria: in 2 anni raddoppiano le superfici nel Nord Italia
In soli due anni le superfici coltivate a pomodoro biologico da industria nel Nord Italia sono quasi raddoppiate, passando dai 1.316 ettari del 2015 ai 2.310,22 del 2017. Una tendenza che conferma una crescente domanda di prodotti biologici, riscontrabile anche in altri comparti, della quale si è discusso nel corso del convegno organizzato dall’OI (Organizzazione interprofessionale) del pomodoro da industria del Nord Italia al Tomato World, il forum di settore ospitato alla Fiera di Piacenza.
I dati evidenziano che nel 2017 risulta coltivato con metodo biologico il 6,6% dei 34.932 ettari a pomodoro dell’intero Nord Italia, dove la quota restante è coltivata utilizzando la produzione integrata, che si contraddistingue per il bassissimo impiego di fitofarmaci.
Il quantitativo di pomodoro bio, lavorato da venti diverse industrie di trasformazione, è stato di 162.619 tonnellate, con una resa pari a 69 tonnellate per ettaro.
La prima provincia per produzione è quella di Ferrara, dove sono stati coltivati 1500,07 ettari. Seguono Ravenna (350,25 ettari), Parma (184,41), Piacenza (76,43), Reggio Emilia (45,83), Mantova (37,47), Bologna (35), Verona (25,94), Cremona (16,41) e altre province del Nord Italia per 38,41 ettari.
«Il mercato del biologico sta crescendo e continuerà a crescere», commenta il presidente dell’OI pomodoro da industria del Nord Italia, Tiberio Rabboni. «All’origine di tutto c’è un fattore culturale. Stanno cambiando gli stili di vita e c’è un’attenzione crescente alla salubrità di ciò che si mangia da parte dei consumatori. Questa crescita può trovare sul suo cammino un solo ostacolo: l’offerta di falso biologico. Sono sufficienti anche pochi incidenti per minare la credibilità di un intero settore».
Ma la filiera del pomodoro da industria biologico del Nord Italia – sottolinea Rabboni – è già in grado di offrire al mercato e al consumatore finale un sistema aggiuntivo di verifiche, controlli e analisi che non hanno riscontro in altre realtà italiane e straniere.
Da qui la proposta di realizzare una Carta dell’affidabilità, che racconti i tanti controlli aggiuntivi che vanno ben oltre quelli previsti per ottenere la certificazione europea di prodotto biologico. Uno strumento di cui l’OI intende farsi promotrice e che avrà come diretti responsabili tutti gli attori della filiera. «La Carta», spiega Rabboni, «darà rilievo pubblico e di mercato a quanto avviene da tempo nella nostra filiera».
(© Osservatorio AGR)