Piano shock dei Paesi Bassi per abbattere le emissioni negli allevamenti
I Paesi Bassi hanno annunciato nei giorni scorsi un piano da 25 miliardi di euro per ridurre drasticamente il patrimonio zootecnico nazionale e abbattere in poco più di un decennio le emissioni di azoto.
Lo scrive il quotidiano britannico The Guardian, riferendosi a un accordo varato prima di Natale dalla nuova coalizione di governo, intenzionata a portare avanti un percorso a tappe forzate per accompagnare il processo di transizione ecologica.
Il Paese ha la più alta densità di bestiame in Europa, con 3,8 capi per ettaro, più di quattro volte il dato del Regno Unito o della Francia. Le consistenze ammontano ad oltre 100 milioni di capi, tra bovini, avicoli e suini, secondo i dati dell’Eurostat, l’Ufficio statistico di Bruxelles che assegna all’Olanda anche il primato UE per l’export di carni.
Il piano multimiliardario della durata di 13 anni, che coinvolge tutte le attività economiche emissive di gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici, include pagamenti a favore degli allevatori olandesi che decidono di trasferirsi in siti ritenuti più idonei dal governo o che optano per l’abbandono definitivo, smantellando le strutture esistenti. Sono previsti inoltre sostegni a favore degli allevamenti intensivi che si convertono in estensivi, riducendo i carichi di bestiame e ampliando le superfici aziendali.
Il programma punta a ridurre di almeno un terzo le consistenze dei capi oggi presenti negli allevamenti del Paese, attraverso accordi e adesioni volontarie.
Se si renderà necessario, ai fini del conseguimento dei target programmati, sono previste anche forme coercitive con espropri e abbandoni forzati che il governo vorrebbe però prevedere come ultima ratio.
Dura la reazione delle rappresentanze agricole che hanno già annunciato la totale contrarietà rispetto a qualsiasi misura obbligatoria per gli allevatori.
Quello della dismissione non è l’unico mezzo per risolvere il problema, sostengono le associazioni dei produttori, ricordando anche l’importanza dell’innovazione tecnologica, un fattore in grado di favorire la transizione ecologica anche nel comparto zootecnico, al pari di quanto realizzato nel settore delle automobili. La tecnologia potrebbe insomma consentire il passaggio a metodi di produzione più sostenibili anche in agricoltura, evitando l’adozione di drastiche misure che avrebbero gravi ripercussioni anche sociali e occupazionali.