30 Settembre
imprese & mercati politiche Prezzi

Per l’uva da tavola la campagna delude le attese

Prezzi in frenata, in condizioni di offerta abbondante e di forte pressione da parte di altri Paesi, favoriti sul piano competitivo da una struttura dei costi meno rigida di quella delle aziende italiane.


Per l’uva da tavola si è aperta una stagione difficile, partita con buone speranze e quotazioni di esordio soddisfacenti, ma appesantita in queste ultime settimane da una situazione che si sta facendo sempre più critica per la tenuta dei redditi aziendali.


I prezzi medi di vendita dell’uva sono più bassi dello scorso anno, commenta Giacomo Suglia presidente di Apeo, l’associazione dei produttori e degli esportatori ortofrutticoli pugliesi, e vicepresidente di Fruitimprese, denunciando un clima di forte sfiducia tra i produttori, già alle prese con costi elevati per l’acquisto di materiali, energia, gasolio e assicurazioni.


I problemi sono quelli di sempre, principalmente dovuti ai rapporti con la grande distribuzione che non riconosce al prodotto italiano un valore adeguato ai suoi livelli qualitativi.


“Servirebbero prezzi per la nostra uva da tavola di almeno il 20% più alti per dare respiro alle imprese – continua Suglia – Pagare il cestino da mezzo chilo 70 centesimi “significa umiliare il nostro prodotto e il nostro lavoro”.


A penalizzare le aziende italiane è anche il cambio col dollaro che favorisce chi esporta in Europa. Un mercato, quello dei Ventisette, in cui i competitor extra-UE portano con facilità i loro prodotti, senza subire le stesse restrizioni che incontrano i produttori europei, costretti a trattare paese per paese.


La concorrenza è pressante anche da parte di altri grandi produttori continentali, con Spagna e Grecia in prima linea. L’embargo russo, che Mosca ha recentemente prorogato per altri dodici mesi dopo il prolungamento delle sanzioni occidentali, ha spiazzato le uve made in EU, offrendo una grossa opportunità di crescita alla Turchia, l’altro grande competitor dell’Italia sul mercato delle uve da tavola.


Parla di “crisi di sistema” la Cia Puglia. Secondo l’organizzazione agricola, le condizioni di disparità e di totale squilibrio tra chi produce i beni alimentari e chi li distribuisce ai consumatori sta uccidendo l’agricoltura. Senza una svolta il rischio è il disinvestimento – conclude la Cia – anche in considerazione delle crescenti esposizioni finanziarie con il sistema bancario.

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