Per l’olio italiano un’altra annata al ribasso
A raccolta iniziata da poco, l’annata dell’olio extravergine d’oliva italiano si preannuncia vicina ai minimi storici: le prime previsioni parlano di un crollo superiore al 30% rispetto allo scorso anno con una quantità che dovrebbe attestarsi tra le 230 e le 240.000 tonnellate, rispetto alle 366.000 dello scorso anno.
È un valore che sui avvicina ai minimi storici registrati nel 2018 con 175.000 tonnellate e nel 2016 con 182.000.
Per fare un raffronto con il passato ricordiamo che la produzione media dal 2009 al 2018 fu di oltre 400.000 tonnellate e nei primi anni 2000 si superavano regolarmente le 600.000 tonnellate.
Tornando ai numeri di quest’anno le previsioni elaborate da Cia, Italia Olivicola e Aifo (Associazione italiana frantoi oleari) fotografa un’Italia dell’olio spaccata in due, con la produzione al Sud in forte calo a differenza della netta ripresa delle regioni centrali e settentrionali.
A trascinare al ribasso le stime saranno, appunto, le regioni del Sud, da cui dipende gran parte della produzione italiana: evidente il calo della Puglia (-51%) che risente in maniera pesante della ciclicità del raccolto, con l’attuale stagione di scarica, a due anni dalla gelata che azzerò la raccolta nelle province di Bari, Bat e Foggia destabilizzando le piante.
Non si arresta il crollo del Salento flagellato dalla xylella, dove si stimano 2.000 tonnellate di olio e un calo del 50% rispetto allo scorso anno.
La Puglia resta comunque la prima regione produttrice italiana, visto anche il calo in tutte le altre, dalla Sicilia alla Calabria, alla Campania.
Situazione ribaltata nelle regioni centrali e settentrionali, invece, grazie al clima positivo durante il periodo della fioritura e agli attacchi contenuti della mosca.
Sostanzialmente stabile la produzione nel Lazio (+6%), ottimi rialzi per Toscana (+24%), Umbria (+40%), Marche (+48%) ed Emilia-Romagna (+52%).
Grandissima crescita anche per Lombardia, Veneto e Friuli, ma viste le quantità assolute complessivamente modeste il loro incremento influisce poco a livello nazionale.
Il dato positivo resta quello della qualità, che si preannuncia ottimo dappertutto: basterà a dare ossigeno al settore?