Pasta: in Italia scade l’obbligo di origine in etichetta per il grano duro utilizzato
Il prossimo 31 dicembre scadrà l’obbligo di etichettatura dell’origine del grano utilizzato sulle confezioni di pasta italiana. L’obbligo, spiega Coldiretti, è entrato in vigore il 14 febbraio 2018 e prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia devano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura. Se esso proviene o è stato molito in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi Non Ue, Paesi Ue e Non Ue. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si può usare la dicitura “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue”.
L’introduzione di questa norma ha portato gli acquisti di pasta con 100% di grano italiano a crescere a un ritmo di quasi 2 volte e mezzo superiore a quello medio della pasta secca, spingendo le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l’utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale.
“L’obbligo dell’indicazione di origine per la pasta – ha dichiarato Luciano Cillis, membro della Commissione agricoltura della Camera – rappresenta una tutela e valorizzazione delle produzioni nazionali e uno strumento di trasparenza verso il consumatore. Per questo solleciteremo il Governo a rinnovare l’obbligo in scadenza a fine anno. La richiesta sarà estesa a riso e confezioni di derivati di pomodoro, sughi e salse, ulteriori eccellenze agroalimentari italiane, che meritano la stessa tutela prevista per latte, formaggi e salumi”.
L’Italia è il secondo produttore mondiale di grano duro, con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate, ma è anche il principale importatore. Infatti, con 3,9 milioni di tonnellate di pasta prodotte dai nostri pastifici, l’Italia si conferma leader mondiale del comparto, davanti a USA, Turchia, Egitto e Brasile.
Secondo dati resi noti in occasione del World Pasta Day, manifestazione giunta alla 23^ edizione, svoltasi il 25 ottobre scorso e organizzata da Unione Italiana Food e IPO (International Pasta Organisation), il mondo nel 2020, l’anno più difficile per gli effetti della pandemia, ha scelto la pasta, consumandone 17 milioni di tonnellate, il doppio di 10 anni fa, con l’Italia a fare da capofila per produzione, consumi ed export di questo alimento.