Ortofrutta, per l’export serve una cabina di regia
Nei primi nove mesi dell’anno l’export nazionale di frutta e ortaggi fa segnare un +7% a valore e un -3,6% in volume, mentre per le importazioni le quantità rimangono stabili e crescono in valore. Il saldo attivo della bilancia commerciale è perciò ancora una volta in diminuzione, a conferma di un trend che prosegue purtroppo da qualche anno.
“Una tendenza – afferma Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’Associazione delle imprese ortofrutticole – che si può invertire solo lavorando sulla competitività del Paese e delle nostre imprese con interventi strutturali. Cresciamo su prodotti di alta qualità e varietà club (mele, uva, ecc.) però essendo noi un Paese leader nella produzione abbiamo bisogno di poter valorizzare anche i prodotti standard, ma sulle commodity siamo perdenti perché il mercato si sposta su altri Paesi per una questione di costi”.
Sul fronte dell’internazionalizzazione, un problema centrale per il futuro del settore, gli sforzi compiuti dalle autorità italiane per aprire mercati importanti alle nostre produzioni non sono ancora sufficienti, ma bisogna agire anche per aumentare la competitività dell’intero sistema produttivo, dai costi della manodopera a quelli dell’energia, aggregando anche la produzione dei vari distretti per fare massa critica a livello logistico.
“Chiediamo da tempo alla politica – dice ancora Salvi – di mettere le nostre imprese in condizioni di maggiore competitività per affrontare la sfida dei mercati globali. L’ortofrutta è una produzione strategica per il futuro del made in Italy: servono più attenzione e politiche mirate per creare le condizioni di una nuova fase di crescita e sviluppo. Se c’è una cabina di regia per l’export del vino deve essercene una anche per l’ortofrutta, seconda voce del nostro export agroalimentare”.
Riguardo al futuro, e più in particolare alla strategia Farm to Fork, “dal campo alla tavola” collegata al Green Deal, con cui l’Unione Europea vuole rendere l’attuale sistema alimentare più sostenibile, equo e rispettoso della salute umana e dell’ambiente, Salvi non ha dubbi: “Le aziende dell’ortofrutta – dice – sono già da diversi anni in prima linea nel ridurre l’impiego di sostanze chimiche privilegiando metodi alternativi come la lotta integrata. Le nostre imprese sono disponibili a essere protagoniste di questa rivoluzione verde, purché però dispongano dei necessari strumenti di protezione delle colture, indispensabili per un settore soggetto alla crescente instabilità climatica, a ricorrenti fitopatie e invasioni di specie aliene”.