Olio d’oliva: produzione ridotta del 58%
Con una diminuzione produttiva del 58% rispetto alla stagione precedente, la campagna olearia 2016/2017 sarà ricordata come una tra le peggiori per l’Italia. Se si esclude il Nord-est del Paese, che registra un +30%, il resto della Penisola ha subìto forti riduzioni, che hanno portato il consuntivo nazionale intorno alle 200mila tonnellate. È quanto emerge dai dati diffusi da Unaprol, l’Unione nazionale associazione produttori di olive, che rileva come il crollo produttivo sia in buona misura ascrivibile alle pessime condizioni meteorologiche registrate tra dicembre 2016 e gennaio 2017.
Diverse le regioni che hanno evidenziato flessioni superiori al 60%, soprattutto al Centro-sud. Pessima annata anche per la Liguria, mentre Umbria e Toscana, pur mostrando perdite importanti, hanno contenuto la riduzione intorno al 30%. In controtendenza il Nord, dove è stato registrato un aumento della produzione locale, dovuto all’effetto dell’alternanza produttiva, che però non ha migliorato significativamente il dato nazionale complessivo.
In Italia sono un milione gli ettari coltivati a olivi, dei quali 170mila a biologico, il 12% della Sau (superficie agricola utilizzata) olivicola nazionale. La Penisola è il secondo produttore ed esportatore mondiale di olio d’oliva, dietro la Spagna, ma nettamente al primo posto per valore al litro.
Quello che rende unica l’offerta oleicola italiana è la biodiversità genetica, con 510 differenti cultivar, espressione dei territori di produzione che si estendono dal Trentino alla Sicilia e danno origine a oli extravergine unici per caratteristiche organolettiche, con 42 Dop e 3 Igp.
(© Osservatorio AGR)