Olio d’oliva: produzione mondiale in calo del 20%
Con meno di 2,5 milioni di tonnellate, la produzione mondiale di olio d’oliva della campagna 2016/2017 dovrebbe segnare una flessione intorno al 20% rispetto alla stagione precedente.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto pubblicato dall’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), nel quale si sottolinea come la vera incognita sia rappresentata dalla Spagna, primo produttore mondiale, dove la raccolta, iniziata in sordina, a tutto febbraio 2017 evidenziava una diminuzione del 9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A due cifre, secondo le rilevazioni Ismea, la riduzione stimata in Grecia: a pesare soprattutto l’Isola di Creta, mentre negli altri areali si prevedono volumi in crescita rispetto allo scorso anno.
In Tunisia la flessione, più bassa di quanto inizialmente previsto, risulta del 7%.
Stabile, invece, secondo le ultime indicazioni fornite dal COI (Consiglio oleicolo internazionale), la produzione turca e marocchina, rispettivamente pari a 143mila e 130mila tonnellate. Tra i Paesi che, essendo nell’Emisfero Sud, hanno già contabilizzato la produzione 2016, si segnala l’incremento dei volumi di Argentina e Australia.
Per quanto riguarda l’Italia, l’ultima stima Ismea quantifica a meno di 200mila tonnellate la produzione di olio d’oliva 2016/2017, il 60% in meno rispetto all’annata precedente. Tale dato, elaborato a partire dalle dichiarazioni dei frantoi a tutto febbraio, delinea un quadro decisamente peggiore di quanto previsto a inizio campagna, con un’ulteriore perdita di prodotto provocata dalle pessime condizioni meteorologiche di dicembre 2016 e gennaio 2017.
La scarsa produzione ha avuto ripercussioni sui prezzi, portando le quotazioni medie dell’extravergine italiano a sfiorare, nelle prime settimane di aprile, i 6 euro al chilo. Considerando il periodo cumulato da gennaio ad aprile 2017, i listini medi risultano in aumento del 62%, se confrontati con lo stesso periodo dello scorso anno.
Più contenuto l’aumento dei prezzi dell’extravergine spagnolo che, ad aprile, si stanno attestando a 3,90 euro al chilo, guadagnando quasi 70 centesimi rispetto a ottobre. I 4,15 euro al chilo, raggiunti in questo mese dall’extravergine tunisino, segnano invece un record, almeno degli ultimi dieci anni.
Sul fronte del commercio estero, le elaborazioni Ismea su dati Istat evidenziano, nel 2016, una significativa riduzione del deficit della bilancia commerciale del settore, con un disavanzo, di 175 milioni di euro, quasi dimezzato rispetto all’anno precedente. Il risultato è frutto di una combinazione di importazioni in flessione ed esportazioni in crescita, per le quali il mercato di riferimento continua ad essere quello statunitense, che con 11mila tonnellate registra un +13% a volume e un + 9% a valore. Ottima la performance anche in Canada, dove sono state inviate 25mila tonnellate di olio di oliva e sansa, con un balzo in avanti del 37% sull’anno precedente.
Notizie positive anche da mercati lontani come la Cina che, pur rappresentando ancora una piccola quota dell’export italiano, ha aumentato le richieste di oltre il 40% su base annua.
(© Osservatorio AGR)