Olio d’oliva: l’Italia perde posizioni nella classifica mondiale dei produttori
L’Italia arretra nella classifica mondiale dei produttori di olio d’oliva restando, per la prima volta nella storia, virtualmente fuori dal “podio”. A lanciare l’allarme è il Consorzio nazionale degli olivicoltori (Cno), riunitosi in assemblea a Firenze lo scorso 21 giugno.
Più che doppiato dalla Spagna e superato dalla Grecia, il Belpaese negli ultimi sei anni ha registrato, nella produzione di oro verde, una contrazione del 31%, a fronte del +44 e +27% messi a segno rispettivamente da Marocco e Turchia. La Penisola risulterebbe ampiamente sorpassata anche dalla Siria, se lo Stato mediorientale non fosse attraversato da una guerra devastante, che blocca i movimenti del comparto.
I dati provvisori dell’attuale campagna di commercializzazione dell’olio di oliva, che va da ottobre 2016 al prossimo settembre 2017, mostrano per la Grecia una produzione di 195mila tonnellate, contro le 183mila italiane.
Si tratta dei dati ufficiali che la Commissione europea pubblica sulla base delle dichiarazioni periodiche trasmesse dai singoli Stati membri. Numeri ai quali andrebbero aggiunte le rilevazioni relative alla Siria che, pur non essendo ufficialmente disponibili, supererebbero di molto le 200mila tonnellate. Lo ha spiegato il Presidente del Cno Gennaro Sicolo, ponendo l’accento sui massicci investimenti nell’olivicoltura professionale che il Paese asiatico ha realizzato a partite dalla fine degli anni Novanta del secolo scorso, fino a poco prima dello scoppio del conflitto.
Ma l’Italia si trova a dover fronteggiare anche la concorrenza degli Stati africani, a cominciare dalla Tunisia che, grazie a consistenti investimenti nello sviluppo della filiera olivicola, nelle ultime sei annate e per ben tre volte ha prodotto più olio di oliva rispetto al volume ottenuto dal Belpaese nella campagna 2016-2017.
«È necessario attuare il prima possibile un piano nazionale, articolato a livello regionale e di distretti produttivi, per la riconversione, la ristrutturazione e l’ammodernamento della olivicoltura italiana, anche tramite un processo di razionalizzazione fondiaria», ha dichiarato il Presidente del Cno, Gennaro Sicolo, secondo cui «il settore olivicolo oleario italiano per tornare leader mondiale avrà bisogno di più di 150 milioni di nuovi olivi in produzione e di almeno 25mila nuovi addetti che riequilibrino il ricambio generazionale nei campi, ora fermo sotto il 3%».
«Per l’olivicoltura», ha concluso Sicolo, «sarebbe un passo straordinario essere riconosciuta alla stregua della vitivinicoltura nazionale, che ottiene il triplo delle risorse europee per gli investimenti e la promozione del comparto, per poter programmare con più dinamicità tutti gli interventi utili allo sviluppo e al rilancio del settore».
(© Osservatorio AGR)