20 Ottobre
imprese & mercati

Olio d’oliva: cresce il mercato mondiale ma l’Italia perde quote

Negli ultimi 20 anni, il consumo mondiale di olio d’oliva è aumentato del 54%, soprattutto grazie a Paesi che non lo includono tradizionalmente nella loro dieta. Nello stesso arco di tempo, la produzione mondiale è più che raddoppiata, in virtù del contributo di Spagna e altri Paesi dell’area mediterranea (e non solo) che hanno investito nel settore olivicolo. In Italia, invece, la produzione è calata del 12%, mentre i consumi sono in declino da oltre un decennio.

 

È quanto ha dichiarato Riccardo Gucci, docente del Dipartimento di Agraria dell’Università di Pisa, nonché tra i promotori del quarto convegno nazionale su olio e olivo, previsto nel capoluogo toscano tra il 18 e il 20 ottobre.

«E’ evidente», ha continuato Gucci, «che l’Italia sta perdendo quote di mercato. Per invertire la rotta è quindi necessario investire in nuovi oliveti utilizzando le conoscenze e le tecnologie alla base del processo di intensificazione colturale, come avvenuto per altre filiere frutticole attraverso i nuovi modelli olivicoli ad alta e altissima densità di impianto attraverso un’irrigazione adeguata».

 

L’assessore toscano all’agricoltura, Marco Remaschi, ha invece sottolineato come l’olivicoltura della regione abbia davanti a sé una sfida non più rinviabile: aumentare decisamente la produzione mantenendo comunque alto il livello qualitativo maturato negli anni.

 

«Vogliamo», ha proseguito Remaschi, «invertire il trend delle più recenti campagne, in cui molti fattori, soprattutto climatici, hanno limitato le potenzialità di sviluppo del nostro prodotto sui mercati». Per ottenere questo risultato, la regione Toscana ha messo in campo tutte le misure necessarie: il potenziamento della filiera olivicola-olearia figura, infatti, tra le priorità del Programma di sviluppo rurale 2014-2010.

 

«Il nostro obiettivo», ha concluso Remaschi, «è, nel breve periodo, ridare fiducia agli olivicoltori, soprattutto quelli professionali, per rilanciare gli investimenti nei nuovi impianti olivicoli e soddisfare così la “fame di Toscana” che quotidianamente registriamo sui mercati».

 

(© Osservatorio AGR)

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