Miele italiano, annata disastrosa: -70% rispetto al 2015
Annus horribilis per l’apicoltura italiana: nel 2016 la produzione complessiva di miele è diminuita di quasi il 70% rispetto al 2015. Se si esclude il 2008, si tratta del risultato peggiore degli ultimi 35 anni.
Secondo i dati forniti dal CONAPI (Consorzio Nazionale Apicoltori), il miele di acacia biologico è passato da 437 tonnellate, prodotte nel 2015, a 184 tonnellate; il miele di acacia convenzionale è precipitato da 266 a 91 tonnellate; il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per la produzione biologica e da 174 a 148 tonnellate per quella convenzionale. Tutto questo nonostante il numero di apicoltori invariato e il crescente numero di alveari messi in produzione: 22.200 contro i 19.916 del 2015 nel caso di quello di acacia biologico, 15.069 contro i 13.055 del 2015 per quello convenzionale; 3.255 contro 2.212 del 2015 per il miele di agrumi biologico.
La diminuzione della raccolta è dovuta anzitutto ai cambiamenti climatici, di cui le api sono il primo sensore. Le piogge che a maggio e giugno hanno flagellato l’Italia hanno compromesso la fioritura di acacie, tigli e altre piante. Ma un ruolo altrettanto importante lo ha avuto l’abuso di pesticidi, in alcune aree agricole, che provoca il fenomeno dello spopolamento improvviso di intere colonie. Le api, infatti, sono delle vere e proprie sentinelle ambientali, dei bioindicatori capaci di intercettare immediatamente le sostanze inquinanti. Secondo il presidente del CONAPI, la crisi della produzione provocherà un aumento dei prezzi per il consumatore di circa il 20% per tutte le varietà di miele, dal più pregiato Acacia al più comune Millefiori. Oltre ad aprire la strada alle contraffazioni, con il pericolo che entrino più facilmente in Italia prodotti sofisticati provenienti dalla Cina (dove il miele viene addizionato con zuccheri di riso, ad esempio) e da altri Paesi extraeuropei.
(© Osservatorio AGR)