2 Dicembre
imprese & mercati

Massimo storico per il raccolto mondiale di soia

Sarà record nella campagna 2021-22 per la produzione e i consumi mondiali di semi di soia.


Lo annunciano gli analisti britannici dell’International grains council (Igc), confermando a novembre la previsione di un raccolto globale di 380 milioni di tonnellate, massimo di sempre, in crescita del 4% su base annua.


Decisivi gli ottimi riscontri sui rendimenti e la produzione dell’oleaginosa in Usa, al pari delle aspettative altrettanto favorevoli in Sudamerica, dove le semine sono ormai in fase avanzata.


Le pressioni della domanda asiatica portano l’Igc a stimare anche un livello record dei consumi, in previsione di 375 milioni di tonnellate, il 3,3% in più rispetto alla scorsa campagna.


Grazie all’ottima performance produttiva, le scorte – spiegano gli analisti – dovrebbero crescere per il secondo anno consecutivo, sperimentando un aumento anche negli Usa, secondo maggiore esportatore a livello mondiale dopo il Brasile.


A fine campagna le giacenze di soia dovrebbero spingersi, complessivamente, a 60 milioni di tonnellate, scrive l’Igc, facendo segnare una crescita del 9%.


Gli sviluppi del commercio internazionale, in previsione di un aumento delle esportazioni del 5%, premiano i produttori sudamericani (in primis Brasile e Argentina), a scapito principalmente degli Usa.


L’Unione europea, che dopo la Cina è il secondo maggiore importatore mondiale di soia, dovrebbe confermare sostanzialmente i volumi della scorsa campagna con acquisti dall’estero previsti attorno ai 15 milioni di tonnellate. In lieve aumento invece le importazioni del Dragone, pari a circa 100 milioni di tonnellate, corrispondenti a poco meno del 60% dell’intero commercio mondiale.


Attualmente, oltre la metà dell’output globale di soia è attribuibile ai produttori sudamericani, con le superfici investite che da inizio millennio ad oggi sono più che raddoppiate in Brasile e aumentate di oltre il 50% in Argentina. L’Unione europea, con una produzione di poco più di 3 milioni di tonnellate, riesce invece a coprire appena un quinto del suo fabbisogno, ricorrendo massicciamente alle importazioni per soddisfare le esigenze soprattutto dell’industria mangimistica.

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