L’ortofrutta italiana perde colpi sui mercati esteri
L’export dell’ortofrutta italiana perde colpi e, soprattutto, viene staccato dai Paesi concorrenti. L’analisi è di Fruitimprese, l’Associazione che riunisce le imprese ortofrutticole italiane affiancandole in particolare nell’attività commerciale sui mercati internazionali.
Secondo i dati forniti da Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, l’Italia nei primi undici mesi dell’anno scorso è arretrata dell’11,5% in volume e del 5,7% in valore, a circa 4,2 miliardi di euro (erano 4,4 nel 2017): siamo lontani dal record di 5 miliardi del 2018 e dal saldo attivo di 1 miliardo di euro.
Dati preoccupanti in sé, ma ancora di più se paragonati a quelli di un nostro competitor come la Spagna, che nel 2018 ha esportato prodotti per quasi 13 miliardi di euro (+1% sul 2017) a parità di volumi (-1%).
«Su alcune produzioni dove eravamo leader siamo adesso in forte sofferenza – elenca Salvi – partendo dalle mele dove, causa embargo russo, la sovrapproduzione della Polonia ci sta mettendo alle corde.
Eravamo numeri uno nel kiwi ma adesso dobbiamo fare i conti con il prodotto greco più competitivo del nostro grazie ai costi di produzione più bassi. Eravamo leader nell’uva da tavola ma la Spagna, con i suoi forti investimenti nelle varietà seedless, è cresciuta tanto a nostre spese sui mercati europei; infine nelle pere, sempre a causa dell’embargo russo, soffriamo terribilmente la concorrenza di Olanda e Belgio».
Un’ulteriore perdita di competitività del nostro sistema ortofrutta che impone un’accelerazione sul fronte dell’apertura di nuovi mercati.
«I nostri primati in termini di qualità e sicurezza alimentare non possono essere messi a rischio: serve trovare destinazioni alternative per i nostri prodotti al di fuori dei confini europei» continua Salvi. «I nostri concorrenti corrono col supporto del sistema paese, noi non possiamo stare a guardare. Sul tavolo c’è una priorità: chiudere con la Cina il dossier per le nostre pere, cui devono seguire le mele».
«Dobbiamo anche sbloccare i dossier per le nostre mele in Vietnam, Thailandia e Taiwan. Non c’è più tempo da perdere».