20 Dicembre
imprese & mercati

L’export di vino italiano in Cina può migliorare

Il mercato del vino in Cina è ancora in una fase iniziale, ma prima o poi potrebbe finalmente conoscere la crescita che tutti gli operatori stanno aspettando. Tuttavia per ora non è così, a causa anche del momento difficile che Pechino sta vivendo. L’indebolimento dell’economia del Paese infatti è aggravato dalla guerra commerciale in corso con gli Stati Uniti e da problemi interni come i debiti locali e le proteste da mesi in atto a Hong Kong. Il rallentamento della crescita economica influenza inevitabilmente anche la domanda di vino, che non è considerato una necessità dai consumatori cinesi. 

Le statistiche nel periodo gennaio-agosto 2019 dicono infatti che le importazioni totali di vino nel Paese del Dragone hanno raggiunto i 420 milioni di litri, per un valore di 1,69 miliardi di dollari, con un calo del 12,3% in volume e del 16,3% in valore. 

L’Australia e la Francia sono rimaste al vertice del mercato cinese, con l’Australia in testa in termini di valore con 553 milioni di dollari, rispetto ai 487 milioni dollari della Francia, ma con il Paese transalpino in vantaggio per volumi di prodotto, con 95,5 milioni di litri rispetto agli 82 milioni dell’Australia.

Se si guarda al vino imbottigliato, nei primi otto mesi del 2019 l’Australia è al comando con il 34,81% del mercato, seguita dalla Francia con il 30,71% e dal Cile con 11,8%, mentre l’Italia è al quarto posto con il 6,78%. 

Per quanto riguarda il prodotto italiano, il marchio più ambito è il Sassicaia, poi le preferenze vanno a vini come Amarone, Aglianico, Barolo, Brunello, Barbaresco e Chianti. Tuttora il vino italiano più venduto on line è un Malvasia dolce. C’è spazio comunque per la crescita degli sparkling e dei vini del Sud, soprattutto il Primitivo pugliese e i vini siciliani, che sono già entrati nel portafoglio di molti distributori cinesi. 

Per poter diventare un Paese di riferimento nel mercato cinese del vino, l’Italia deve però adottare un approccio diverso da quello attuale che la colloca al quarto posto dopo Australia, Francia e Cile, scegliendo i migliori partner in termini di efficienza e prendendo a modello per l’incoming nel nostro Paese di buyer e di wine lover quanto fanno già bene Francia, Cile e, soprattutto, Australia. Servono poi flessibilità, grande rapidità e capacità di adeguarsi ai tempi reali e digitali del gigante asiatico.

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