10 Gennaio
imprese & mercati

Le etichette nutrizionali dividono i Paesi europei

Le etichette dei prodotti alimentari sono sempre più motivo di scontro tra i Paesi europei. Due le questioni che accendono gli animi: l’indicazione dell’origine degli ingredienti e le informazioni nutrizionali.

Per quanto riguarda l’origine, se non ci saranno fatti nuovi il 1° aprile entrerà in vigore il regolamento Ue che metterà fine alle sperimentazioni dei regimi di etichettatura di origine in corso dal 2016 in Italia, Francia e altri sei Paesi.

In Italia è stato attivato l’obbligo di indicazione dell’origine per la pasta, i prodotti lattiero-caseari, il riso e derivati del pomodoro.

È piuttosto improbabile che Francia e Italia rinuncino a questo tipo di informazione al consumatore, ma la questione resta aperta a diverse soluzioni.

Ma la battaglia più aspra si profila sulle informazioni nutrizionali in etichetta, il cosiddetto «semaforo» o nutriscore. Si tratta di una etichetta riportante 5 lettere, dalla A alla E, di colori diversi (dalla A verde alla E rossa) che dovrebbe aiutare il consumatore a giudicare facilmente le qualità nutrizionali dell’alimento.

Il tutto è basato su un algoritmo che prende in considerazione parametri come il contenuto in sale, zuccheri e grassi. Ne consegue che alimenti ricchi in uno o più di questi componenti verrebbe segnalato come «pericoloso» a prescindere dalla quantità che generalmente se ne usa.

Il nutriscore al momento è raccomandato e adottato su larga scala solo in Francia, Belgio e Svizzera.

L’Italia si è sempre opposta a questa classificazione, che considera penalizzante per tanti prodotti tipici del Belpaese, dai formaggi ai salumi, all’olio. Va detto che il nutriscore non è un’invenzione contro il made in Italy, perché ovviamente giudica allo stesso modo tutti i formaggi o tutti i prosciutti.

Su questo tema l’Italia ha presentato a partner e industria il suo «modello a batteria», che ha l’appoggio di tutta la filiera agroalimentare nazionale e che tiene maggiormente conto delle dosi. Con un limite grande e forse fatale: contrariamente agli altri, non è mai stato testato sul campo.

«Presenteremo uno studio scientifico» ha fatto sapere la ministra Teresa Bellanova a Bruxelles.

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