Latte e formaggi, un settore in salute
Il mercato italiano dei lattiero-caseari ha mostrato nell’ultimo biennio più di un segno positivo, sia dal lato dell’export che, sia pure più timidamente, per i consumi interni.
In particolare, nel 2017 l’Italia ha visto un aumento della spesa delle famiglie per latte e derivati (+1,2%) con una contrazione nel primo semestre del 2018 (-0,3%) in un contesto di crescita della produzione. Nella campagna 2017-2018 si calcola infatti un incremento del 4% del latte prodotto, dopo il +2,9% di quella precedente, malgrado continui a diminuire il numero delle stalle.
Questi sono alcuni dei molti dati e analisi contenuti nel volume “Il mercato del latte – Rapporto 2018” curato dall’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici di Cremona, giunto alla 24^ edizione. Oggi – dice il Rapporto – nel nostro Paese si contano meno di 30.000 allevamenti di bovini da latte, che producono più degli oltre 100.000 presenti vent’anni fa.
La produzione media per azienda in questo arco di tempo si è più che quadruplicata e ora ha superato le 300 tonnellate di latte all’anno. In Lombardia si arriva addirittura a una media di oltre 1.000 tonnellate di latte all’anno. Numeri che testimoniano realtà imprenditoriali solide, nonostante che, dal 2007 in avanti, le imprese siano state chiamate a far fronte a forti oscillazioni dei prezzi del latte crudo alla stalla.
Le possibilità di crescita del settore, data la sostanziale stabilità dei consumi interni, ormai si fondano sulla capacità di esportare, soprattutto verso i mercati emergenti dove, purtroppo, l’Italia mostra delle debolezze, dato che il nostro export si concentra ancora in prevalenza su mercati tradizionali come Europa, USA o Giappone.
Proprio in quest’ultimo Paese, secondo Assolatte, l’Associazione degli industriali del settore, nel 2018 le imprese italiane hanno esportato oltre 10.000 tonnellate di formaggi, il 9% in più rispetto all’anno precedente. E nel 2019 le cose potrebbero andare ancora meglio, dato che il 1° febbraio scorso è diventato operativo l’accordo commerciale tra l’Unione Europea e il Paese del Sol Levante, accordo che prevede un progressivo abbattimento delle barriere tariffarie per i formaggi duri, oggi assoggettati a un dazio che sfiora il 30% del loro valore, e un aumento dei contingenti per l’importazione di formaggi erborinati, freschi, fusi e molli.