Latte: allevatori UE più forti grazie al pacchetto latte del 2012
Gli allevatori europei utilizzano con sempre maggiore frequenza le possibilità offerte dal pacchetto latte UE approvato nel 2012. È quanto emerge dal rapporto della Commissione europea “Sviluppi del mercato lattiero-caseario e applicazione delle disposizioni del pacchetto latte”.
La pubblicazione della relazione, prevista per il 2018, è stata anticipata a causa della crisi che ha colpito il settore.
Il pacchetto latte consiste in una serie di strumenti utili a rafforzare la posizione dei produttori lattiero-caseari all’interno della filiera, così da aumentarne il potere contrattuale. Tra le possibilità offerte ci sono la negoziazione collettiva dei contratti di fornitura attraverso le Organizzazioni di Produttori (OP) riconosciute e l’obbligo di usare contratti scritti.
L’obbligo di contrattazione scritta tra produttori di latte e trasformatori copre, secondo il rapporto, il 40% delle forniture di latte all’interno dell’Unione europea, ed è previsto in 13 Paesi: Francia, Italia, Spagna, Lituania, Ungheria, Slovacchia, Croazia, Cipro, Portogallo, Bulgaria, Romania, Slovenia e Polonia. In Bulgaria, Francia, Italia, Polonia e Romania, i contratti scritti regolano solo le vendite dei produttori ai primi acquirenti. Negli altri Stati membri si applicano a tutti i passaggi della filiera, dai produttori ai trasformatori.
Per quanto riguarda le OP riconosciute, alla fine del 2015 se ne contano 260 in 11 Stati membri, concentrate soprattutto in Germania, Francia e Italia. Dal rapporto emerge che per circa il 60% delle OP consultate, le norme comunitarie hanno consentito agli allevatori di ottenere una remunerazione più stabile.
Nelle conclusioni della relazione, gli esperti della Commissione raccomandano un più ampio utilizzo di altri strumenti del pacchetto, si pensi alle Organizzazioni Interprofessionali (con agricoltori, trasformatori e dettaglianti), come di prolungare le misure oltre la loro naturale scadenza, prevista nel 2020.
(© Osservatorio AGR)