10 Settembre
Coronavirus imprese & mercati

La vendemmia al tempo del Covid

Come di consueto, a inizio settembre il mondo del vino italiano comincia a interrogarsi sull’esito della vendemmia elaborando le prime previsioni. Previsioni che quest’anno assumono un’importanza maggiore del solito visti i problemi creati dalla pandemia anche al settore vitivinicolo.


Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini hanno effettuato le loro stime con qualche difficoltà in più rispetto al solito in quanto, oltre alla consueta variabile dell’andamento climatico di settembre, c’è stato da tener conto delle misure messe in atto per contenere la produzione, a partire dalla «vendemmia verde» per arrivare alle limitazioni previste da molti Consorzi.
La produzione prevista per il 2020 non si discosta molto da quella dello scorso anno e dovrebbe attestarsi sui 47,2 milioni di ettolitri, circa l’1% in meno rispetto al 2019.


Per macroaree, sono 26 i milioni di hL previsti al Nord-Italia, con un incremento del 3,1% rispetto al 2019; al Centro le stime prevedono una flessione del 2% con 7,7 milioni di hL, mentre il Sud, complice il caldo stagionale e i problemi di stress idrico, diminuisce la sua produzione del 6,7% e si attesta sui 13,5 milioni.


La prima regione produttrice si conferma il Veneto con poco più di 11 milioni di ettolitri, seguita a distanza dalla Puglia con 8,8 milioni.
Regionalmente la Toscana segna il decremento più rilevante con una produzione inferiore del 15%. Il segno positivo più rilevante è invece quello della Sardegna con un +18%.


Su scala europea questi i numeri dei principali Paesi produttori: Francia 43,4 milioni di hL (+3,1%); Spagna 43 milioni (+12,8%); Germania 8,5 milioni (+4,5%); Portogallo 6,3 milioni (-5,7%).


«Con le giacenze di vino ancora relativamente elevate –  ha detto Ignacio Sanchez Recarte, segretario generale del Ceev (l’organizzazione che raggruppa industriali e commercianti di vino europei) – la vendemmia 2020 entrerà in un mercato ancora fortemente caratterizzato dall’incertezza e dalla destrutturazione provocata dal Covid-19. Ora sarà fondamentale concentrare tutti gli sforzi e le azioni sulla ripresa dei mercati a livello UE e internazionale. Senza questa ripresa, più che mai, la sostenibilità delle aziende vinicole dell’UE sarà a rischio».

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