25 Novembre
imprese & mercati

La lingua blu degli ovini dilaga in Sardegna

Sardegna zootecnica in ginocchio a causa della lingua blu, o blue tongue, una malattia non trasmissibile all’uomo causata da un virus che colpisce ovini, caprini, bovini e ruminanti selvatici e si trasmette con la puntura di un insetto da animali malati a quelli sani.


Un allentamento nelle maglie della prevenzione ha consentito il rapido diffondersi del morbo che, dal momento del suo esordio avvenuto nella prima decade di agosto, ha colpito un terzo degli allevamenti isolani, propagandosi a macchia d’olio nell’intera regione.


I dati rilevati dall’Osservatorio epidemiologico veterinario regionale sono impressionanti e, al 17 novembre scorso, attestano 3.129 focolai, di cui solo 72 estinti, 28.446 capi morti e oltre 109.000 con sintomi clinici.


Il dilagare della malattia nell’Isola ha spinto il Ministero della salute, «in applicazione del principio di massima precauzione», a stabilire che «gli animali delle specie sensibili alla blue tongue potranno lasciare la Sardegna solo dopo l’esame della Pcr».


La lingua blu comparve in Sardegna a Pula il 18 agosto 2000 e da allora, secondo i dati elaborati dalla Coldiretti regionale, la malattia ha causato la morte di circa 800.000 pecore e ha comportato 166 milioni di euro di indennizzi agli allevatori colpiti.


Per far fronte alla nuova emergenza, la Regione ha recentemente stanziato 4 milioni di euro, dei quali 3 milioni volti a indennizzare le imprese colpite, 700.000 tesi all’acquisto di prodotti repellenti contro l’insetto vettore del virus, e 300.000 destinati a coprire i costi della profilassi vaccinale.


Il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, ha dichiarato al riguardo che «la Giunta regionale, dopo le nostre rimostranze per l’assenza della voce blue tongue nella Finanziaria, ha rimediato inserendo 4 milioni di euro. Quello che chiediamo come organizzazione è che gli indennizzi siano celeri, intervenendo sia sulle morti, sia con un forfettario per i mancati redditi».


Il direttore della Cia regionale Alessandro Vacca dal canto suo ha rilevato con amarezza che «la situazione venutasi a creare è inaccettabile: in futuro sarà necessario mettere in campo una serie di azioni volte a prevenire il diffondersi del morbo, a partire da una seria programmazione della campagna vaccinale, da effettuarsi nei tempi e nei modi prestabiliti».

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