5 Dicembre
imprese & mercati

La crisi delle pere italiane

La campagna 2019 sarà ricordata come la più tragica degli ultimi anni per il comparto pericolo italiano. Le perdite nel solo Nord Italia, tenendo presente i danni economici sia in fase produttiva sia in quella del post raccolta e dell’indotto, sono state quantificate da Cso Italy in 267,5 milioni di euro. Una cifra enorme, considerando che non tiene conto del danno sociale provocato dal minor impiego di forza lavoro, complessivamente pari a 337.000 giornate lavorative per l’intera campagna.

Facendo una proiezione al 2022, tenendo presenti il numero di impianti che entreranno in produzione e l’ipotesi di quelli che verranno abbattuti, realizzata in base al tasso di ricambio registrato negli ultimi anni, per la sola Regione Emilia-Romagna, da dove proviene il 70% della produzione di pere made in Italy, si prefigura un calo del 18% della produzione di Abate, del 19% per Conference, del 13% per Kaiser e del 22% per Decana.

Tuttavia, se le difficoltà di quest’anno, causate dall’invasione della cimice asiatica e dalla maculatura bruna dei frutti, non troveranno soluzioni veloci, o non si renderanno disponibili aiuti sufficienti alle imprese per superare il momento critico, le proiezioni potrebbero essere anche peggiori di quanto ipotizzato.

Sul fronte degli aiuti alle aziende in difficoltà si registrano segnali incoraggianti. Innanzitutto va ricordato lo stanziamento di 80 milioni di euro per il triennio 2020-2022 effettuato dal Governo per indennizzare i danni subiti dagli agricoltori. Le Regioni, dal canto loro, hanno dato il via a diverse iniziative, come quelle del Veneto, che ha stanziato oltre 3 milioni di euro sul bilancio 2019 per risarcire i frutticoltori, e dell’Emilia Romagna, la quale ha erogato contributi per la realizzazione di reti antinsetto e per interventi di consulenza aziendale e assistenza tecnica.

Ma c’è dell’altro. In un recente incontro tra Mipaaf e Associazione bancaria italiana (Abi) si è valutata la possibilità di utilizzare la leva del credito per dare respiro agli agricoltori. Le ipotesi sul tappeto sono due: la prima è la sospensione delle rate dei mutui in scadenza, con la mancata restituzione della quota capitale per 24 mesi e la ripresa del rimborso quando la situazione si sarà normalizzata (moratoria). La seconda soluzione è l’allungamento della durata dei mutui (traslazione), sempre ipotizzando una dilazione di 24 mesi.

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