Irrigazione a goccia per coltivare il riso
Il sistema dell’irrigazione a goccia che distribuisce, a bassa pressione, quantità minime e precise di acqua e nutrienti alla radice della pianta, può essere efficacemente utilizzato anche su una pianta tradizionalmente coltivata in ambiente sommerso come il riso. Lo dimostrano le sperimentazioni che presso il Parco tecnologico di Lodi sono state condotte nell’ultimo anno dalla Netafim, azienda israeliana leader nel mondo per la diffusione di questa tecnica che offre molteplici vantaggi. L’uso della microirrigazione a goccia sul riso, infatti, riduce dell’80% le emissioni di metano e del 30% quelle di anidride carbonica, oltre a diminuire l’accumulo di metalli pesanti nel chicco. Inoltre consente un risparmio di acqua di quasi il 50% e una riduzione dell’inquinamento delle acque sotterranee. Altro aspetto non trascurabile è l’aumento delle rese o in alternativa la possibilità di mantenerle invariate diminuendo del 30% i fertilizzanti.
A dispetto di tutti questi benefici, di ordine ambientale e non solo, l’irrigazione a goccia per il riso stenta a prendere piede in Italia, dove restano dominanti le tecniche a scorrimento e aspersione. Le ragioni sono prevalentemente di ordine culturale: la “resistenza” al cambiamento da una parte e la scarsa conoscenza della tecnica dall’altra. In realtà nel mondo questa tecnica ha decretato il successo, per esempio, della canna da zucchero e della grande viticoltura di esportazione in Paesi come l’Australia, il Cile, il Sudafrica e la California. E anche nella Penisola viene da tempo diffusamente utilizzata nell’irrigazione del pomodoro.
(© Osservatorio AGR)