21 Febbraio
innovazione

Innovazione tecnologica nelle campagne. L’agricoltura si prepara alla svolta digitale

Le soluzioni 4.0 valgono in Italia già 100 milioni di euro. Ma i limiti finanziari e i ritardi infrastrutturali tengono a freno l’innovazione nelle campagne.

 

L’innovazione, quella della sfera digitale, sta cambiando il volto dell’agricoltura italiana. La dimensione del fenomeno è ancora molto modesta, ma nel giro di pochi anni le soluzioni tecnologiche in grado di migliorare le rese e la sostenibilità delle coltivazioni, oltre alla qualità dei prodotti e alle condizioni di lavoro nei campi, coinvolgeranno un numero crescente di aziende. Soprattutto nei comparti ortofrutticolo, vitivinicolo e dei cereali, più sensibili agli stimoli delle nuove tecnologie.

 

Lo rivela una ricerca del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise dell’Università degli Studi di Brescia che quantifica il mercato di Agricoltura 4.0 – associato alle oltre 300 applicazioni di “smart agrifood” già diffuse in Italia – attorno ai 100 milioni di euro, corrispondenti al 2,5% del fatturato globale del settore.

 

Nonostante i benefici legati alla svolta digitale, anche in termini di abbattimento dei costi di produzione, la diffusione delle smart technology coinvolge ad oggi meno dell’1% della superficie agricola utilizzata in Italia.

 

La principale motivazione è che mancano troppo spesso le condizioni per introdurre droni e sensori in campagna, a causa dei ritardi infrastrutturali accumulati in questi anni nell’estensione della banda larga e extra-larga alle zone rurali.

 

Per portare l’innovazione in campagna saranno richieste anche una maggiore sensibilità, competenza e propensione all’investimento, fattori tutt’altro che scontati – spiegano i ricercatori – considerando le ridotte dimensioni aziendali del tessuto produttivo agricolo nazionale e il grado di partecipazione dei giovani ancora limitato.

 

A fare da freno sono anche le barriere culturali rispetto all’utilizzo della tecnologia e la limitata consapevolezza dei relativi benefici.

 

Per ora ci si affida a 481 start-up internazionali specializzate nell’agricoltura di precisione – quella che sfrutta Internet of things (attrezzature e macchinari che interagiscono con la rete e il mondo reale), big data e sistemi software di elaborazione – di cui 60, ben il 12%, italiane.

 

Soluzioni che attraverso la lettura incrociata di dati ambientali, climatici e pedologici consentono di stabilire i fabbisogni irrigui e nutritivi delle coltivazioni, di prevenire patologie, di identificare infestanti prima che proliferino.

 

Parlare di big data in agricoltura significa scandagliare un’enorme mole di informazioni (dati, messaggi, immagini e video che popolano il web) per decrittarle e trasformarle in decisioni aziendali, agronomiche, economico-finanziarie o di altra tipologia, sfruttando evoluti software interpretativi e algoritmi semantici.

 

Si consideri che i soli trattori in Italia generano ogni anno oltre un milione di gigabyte di informazioni, a cui si aggiungono i dati climatici e ambientali, di magazzino, agronomici e zootecnici, oltre a quelli più generali di carattere aziendale. Informazioni ancora poco valorizzate – osservano ancora gli analisti – nonostante l’esplosione delle tecnologie digitali di cui non se ne colgono appieno i potenziali.

 

Da un’indagine realizzata da Nomisma e Crif sui vantaggi e i limiti del 4.0 nella filiera agroalimentare italiana emerge soprattutto il deficit finanziario, che ostacola gli investimenti in innovazione. Ma nel campione degli oltre mille agricoltori intervistati c’è anche chi manifesta scetticismo, considerando sovrastimati i vantaggi della tecnologia digitale. Quasi un intervistato su tre si è espresso comunque a favore di soluzioni smart in agricoltura. Sono soprattutto aziende del Nord, condotte da under 35, con fatturato superiore ai 50.000 euro.

 

A detta degli agricoltori i benefici delle tecnologie 4.0 si traducono principalmente in riduzioni nell’impiego di fitofarmaci e concimi e in un’ottimizzazione nell’utilizzo della risorsa idrica.

 

Positivi inoltre i riflessi sull’impatto ambientale e sulla qualità dei prodotti. Ma per un quinto degli intervistati la tecnologia contribuisce anche ad abbattere i costi di produzione e a migliorare le rese unitarie, razionalizzando i tempi di lavoro e determinando vantaggi sul piano dell’efficienza aziendale.

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