Il mercato suinicolo europeo condizionato dalla Cina
In Italia a giugno il prezzo medio mensile dei suini da macello ha guadagnato 15,5 centesimi, (+11% rispetto al mese di maggio) raggiungendo il massimo livello dell’inizio dell’anno. Una situazione quindi favorevole, nonostante i conflitti tra allevatori e macellatori all’interno della Cun (Commissione unica nazionale), ma sulla quale pesano però diverse incertezze.
All’estero infatti, dopo la stabilità iniziale, i mercati sono andati improvvisamente in sofferenza nella seconda parte del mese. I prezzi sono bruscamente scesi ovunque e in particolare nei Paesi del Nord Europa a seguito del brusco rallentamento degli acquisti cinesi. I maggiori esportatori europei hanno quindi dovuto dirottare il volume di carne non esportato in Cina, sul mercato intracomunitario facendo crollare il prezzo ovunque.
Ma cosa succede in Cina? Nella seduta del 16-6 il prezzo della carne di maiale è sceso a 1,96 euro per chilo di peso vivo. Secondo le autorità cinesi, a maggio il patrimonio suinicolo è cresciuto del 23,5% rispetto all’anno precedente, mentre il parco scrofe ha mostrato un rialzo del 19,3% rispetto al 2020 e del 98,4% rispetto al 2017, anno in cui era comparsa la PSA (Peste suina africana).
Questi dati dimostrano che il forte calo dell’importazione cinese, potrebbe essere confermato anche nei mesi a venire.
In Europa, la brusca riduzione dell’importazione cinese ha capovolto una situazione che fino a maggio sembrava molto favorevole. Le aziende non hanno trovato altri sbocchi sui mercati di esportazione e la concorrenza sui mercai europei è agguerrita.
La bella stagione e il ripristino delle attività della ristorazione sono fattori favorevoli, ma se la Cina dovesse confermare nei mesi a venire, la riduzione delle sue importazioni (tesi sostenuta da diversi analisti europei) allora bisogna necessariamente trovare una soluzione alternativa per non ingolfare il mercato interno ed evitare il declino dei prezzi.