Il Giappone ratifica il Tpp, ma Trump decreta il ritiro degli Usa
Il Giappone ha annunciato di aver completato il processo di ratifica del TPP (Trans Pacific Partnership), l’accordo di libero scambio regionale, siglato nel 2015, che riguarda altri 11 Paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico: Stati Uniti, Australia, Brunei, Canada, Cile, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam.
Per quanto riguarda il comparto agricolo, l’accordo prevede, da parte del Paese del Sol Levante, l’eliminazione dei dazi su circa metà degli oltre 800 prodotti sui quali sono attualmente imposti, con l’eccezione di alcuni alimenti sensibili come riso e frumento. Tra gli effetti del Tpp, si prevede la riduzione del divario tra i prezzi degli agrumi nipponici e di quelli importati. Per proteggere il prodotto locale da un potenziale aumento delle importazioni, il dazio non sarà sospeso da dicembre a marzo, quando le arance giapponesi vengono generalmente messe in vendita. Tuttavia questo provvedimento sarà eliminato dopo 8 anni dall’entrata in vigore del Patto. Per i prodotti a base di pomodori, l’imposta sul ketchup e sulla salsa verrà rimossa in un arco di tempo che va da 6 a 11 anni. Il dazio del 12,8% sul manzo e le frattaglie sarà dimezzato all’entrata in vigore dell’accordo; sul primo prodotto la tariffa sarà rimossa interamente nell’undicesimo anno della partnership. Per i principali prodotti ittici, l’eliminazione dei dazi è prevista entro il sedicesimo anno.
Il Tpp è un accordo che riguarda il 40% dell’economia globale e che coinvolge oltre 800 milioni di persone. Perché entri in vigore occorre la ratifica di almeno sei Stati che coprano perlomeno l’85% del PIL complessivo dei Paesi firmatari. Poiché gli Stati Uniti pesano per il 60%, la ratifica da parte del Congresso risulta essenziale. Ma la decisione da parte del neoeletto presidente Donald Trump di firmare l’ordine esecutivo che sancisce il ritiro degli Usa rende il Tpp un trattato destinato al fallimento.
(© Osservatorio AGR)