Il clima lascia il segno sulla produzione di miele
Non c’è miele in Italia. Il 2021 sarà un anno di grave deficit produttivo per il comparto apistico nazionale, in un contesto operativo di continua emergenza per le difficili condizioni climatiche.
Con il crollo dei redditi per la mancanza di prodotto negli alveari, informa la Federazione Apicoltori Italiani (FAI), aderente a Confagricoltura, si fa sempre più concreto il rischio di abbandoni di massa nel segmento dell’apicoltura professionale.
L’andamento climatico anomalo, dopo un inverno mite, le gelate di primavera e un’estate divisa tra caldo torrido, siccità e violenti temporali, – spiega la Coldiretti – ha gravemente pregiudicato quest’anno le fioriture. Il bilancio è molto pesante, con meno di 15.000 tonnellate di miele, stima l’organizzazione agricola, livello tra i più bassi degli ultimi decenni.
Secondo gli esperti dell’Osservatorio nazionale del miele, il mercato non sembra in grado al momento di trovare una sintesi, in un contesto di scambi molto contenuti e nell’incertezza sulle effettive disponibilità, considerando anche i prodotti di importazione.
Negli ultimi tre anni anche i mieli esteri hanno comunque accusato in Italia una contrazione di oltre il 20%, scendendo da 28.000 a 22.000 tonnellate circa, spiega una nota della FAI.
Per l’85% si tratta di mieli importati dall’Unione Europea, ma la provenienza potrebbe essere celata da triangolazioni commerciali con paesi extra-UE che non consentono di risalire al paese d’origine.
Un quadro sempre più complesso, dietro il quale si potrebbe nascondere la pratica della nazionalizzazione di miele cinese venduto per europeo, informa la Federazione Apicoltori Italiani.
Le statistiche attribuiscono ai mieli ungheresi una quota del 50% dell’import nazionale. Ma un ruolo di rilievo lo svolge anche la Spagna, secondo maggiore fornitore.
Le importazioni di miele dalla Cina si sono drasticamente ridotte, stando per lo meno alle cifre ufficiali, con Pechino che da primo fornitore extra comunitario è scivolato al terzo posto, preceduto da Ucraina e Serbia.
C’è anche un problema di adulterazione che riguarda diverse partite provenienti dall’estero. Per Coldiretti Puglia, che denuncia nella regione un crollo produttivo del 40%, il mercato italiano è invaso da prodotto straniero falsamente etichettato come miele, sottoposto a processi di fermentazione e pastorizzazione.
Situazioni che impediscono una sana competizione, favorendo comportamenti sleali a danno dei produttori italiani, già gravati da costi elevati di produzione.