Grano: i mutamenti climatici influiscono per il 40% sulle variazioni di resa da un anno all’altro
I mutamenti climatici e gli eventi meteorologici estremi che ne derivano possono spiegare circa il 40% delle variazioni dei rendimenti del grano da un anno all’altro. Lo rivela il Centro comune di ricerca della Commissione europea in un recente studio che analizza l’importanza relativa dello stress da caldo e della siccità o di un eccesso di pioggia sulla produzione di grano tra il 1980 e il 2010.
Lo studio è basato sul Combined Stress Index, un indice che i ricercatori hanno sviluppato per calcolare l’effetto delle singole anomalie climatiche sulla produzione totale del raccolto (a livello globale e regionale) e il loro impatto su particolari fasi della coltura, ad esempio l’effetto della siccità durante i periodi di sviluppo chiave come la fioritura e la produzione di semi.
I risultati evidenziano un dato che contrasta con la percezione comune: in diversi Paesi, l’eccesso di acqua colpisce la produzione di grano più della siccità. «Precipitazioni eccessive e una maggiore copertura nuvolosa, in particolare durante le fasi sensibili di sviluppo del raccolto», evidenziano gli studiosi, «sono tra le principali cause del calo delle rese, in quanto aiutano i parassiti e le malattie a proliferare e rendono più difficile per le piante ottenere l’ossigeno e la luce di cui hanno bisogno».
Un caso di studio specifico è stato realizzato in Francia, dove è stato scoperto che il grano è più sensibile alle condizioni eccessivamente umide. In altri Paesi, lo stress da caldo e la siccità sono i fattori predittivi più importanti per le perdite del raccolto. Nei Paesi del Mediterraneo, per esempio, la siccità ha sulla produzione di frumento un effetto negativo maggiore dello stress da caldo.
«Mentre i cambiamenti climatici stanno aumentando la durata, la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi», dicono i ricercatori, «è diventato sempre più urgente identificare i loro effetti e fornire un allarme preventivo, al fine di garantire la stabilità del mercato e la sicurezza alimentare globale».
(© Osservatorio AGR)