20 Novembre
politiche

Gli accordi commerciali UE possono mettere a rischio i comparti del riso e della carne

I nuovi accordi commerciali siglati dall’UE e quelli in corso di negoziazione rappresentano un’opportunità per il settore lattiero-caseario europeo, ma costituiscono un rischio per il riso e, ancora di più, per il comparto delle carni bovine. Sono le conclusioni del rapporto tecnico Impatto cumulativo dei futuri accordi commerciali sull’agricoltura dell’Ue, presentato dal commissario Phil Hogan ai ministri dell’agricoltura riuniti a Bruxelles.

Lo studio, più che una previsione, è da considerarsi un esercizio altamente teorico a causa dei molteplici limiti da cui è affetto. Anzitutto prende in considerazione una gamma di prodotti che rappresenta solo il 30% delle esportazioni. Le metodologie disponibili non hanno consentito di quantificare i possibili benefici per importanti prodotti con un considerevole potenziale di esportazione, come gli ortofrutticoli, il vino, l’olio di oliva e gli alimenti trasformati in generale (che rappresentano il 70% del valore delle esportazioni agroalimentari dell’UE). Neanche i vantaggi di una migliore tutela delle indicazioni geografiche (marchi Dop e Igp) hanno potuto essere quantificati con precisione.

 

La valutazione si concentra esclusivamente sugli effetti esplicati dalla liberalizzazione reciproca dei dazi all’importazione tra l’Unione europea e i partner commerciali interessati, senza tenere conto di altre disposizioni che hanno un’incidenza economica (ad esempio, la riduzione delle misure non tariffarie, in particolare le misure sanitarie e fitosanitarie). Inoltre viene escluso l’impatto delle misure applicate dall’UE per proteggere i settori vulnerabili nell’ambito degli accordi commerciali, quali il ricorso sistematico a contingenti tariffari limitati. 

 

Sono dodici gli accordi commerciali di cui viene simulato l’effetto cumulativo sul settore primario dell’Unione europea: due già negoziati (Vietnam e Canada), sei in varie fasi dell’iter di negoziazione (USA, Mercosur, Giappone, Thailandia, Indonesia e Filippine), due ancora da negoziare (Australia e Nuova Zelanda) e due in fase di aggiornamento (Turchia e Messico).

 

Lo studio prevede notevoli vantaggi per i settori UE dei prodotti lattiero-caseari e delle carni suine, due settori che hanno attraversato difficoltà negli ultimi anni e che ora mostrano segni di ripresa. Evidenzia, invece, alcuni punti deboli per le carni bovine e il riso, sia in termini di effetti commerciali che di calo dei prezzi alla produzione. La portata dell’impatto su questa gamma di prodotti varia a seconda che si consideri lo scenario più “ambizioso” (piena liberalizzazione del 98,5% di tutti i prodotti e parziale taglio del 50% dei dazi sugli altri prodotti) o quello più “prudente” (piena liberalizzazione del 97% e taglio del 25% dei dazi sugli altri) dello studio.

 

I risultati dello studio, evidenziando l’esistenza di settori vulnerabili, confermano quindi che è giusta l’impostazione attuale dell’Unione europea, che prevede di limitare in tutti i negoziati commerciali la liberalizzazione delle importazioni di prodotti agricoli sensibili.

 

(© Osservatorio AGR)

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