Formaggi dop e igp, nuove regole per i piani produttivi
La crisi del Pecorino Romano e le conseguenti manifestazioni di protesta dei pastori sardi che hanno versato in strada migliaia di litri di latte hanno riportato alla ribalta il tema della programmazione produttiva dei formaggi dop e igp.
Lo strumento è considerato importante per regolare l’offerta dalla maggioranza degli allevatori e dell’industria di trasformazione, come dimostra il consenso registrato con i recenti rinnovi dei piani triennali di Grana Padano e Parmigiano Reggiano.
Ora sul tema è intervenuto il Ministero delle politiche agricole, che con il decreto n. 1813/2019 ha ridefinito le norme vigenti. In particolare – stabilisce il decreto – i piani produttivi sono approvati a patto che siano presentati dai soggetti legittimati, abbiano una durata massima di tre anni, siano il risultato di un accordo preventivo sancito tra gli operatori economici coinvolti (agricoltori, trasformatori, ecc.) e siano soddisfatti elevati criteri di rappresentatività e consenso.
Su tale delicato aspetto, il provvedimento prevede che all’accordo devono aderire almeno 2/3 dei produttori del formaggio che rappresentino almeno 2/3 della produzione dello stesso formaggio, e almeno 2/3 dei produttori del latte crudo, o dei loro rappresentanti, che rappresentino almeno 2/3 della produzione del latte crudo utilizzato.
A carico dei produttori di formaggio possono essere stabiliti vincoli qualitativi e quantitativi, nonché contributi aggiuntivi in relazione alle quantità prodotte.
Il piano deve essere concepito in modo da non creare discriminazioni, non rappresentare un ostacolo per l’accesso dei nuovi operatori e arrecare pregiudizio ai piccoli produttori.