Energie rinnovabili: non c’è solo il biogas, ma anche il biometano
L’Unione Europea intende aumentare la produzione di biogas e biometano per soddisfare la domanda di energia rinnovabile entro il 2030 e cogliere gli obiettivi climatici nel 2050.
Per raggiungere il risultato, dicono i modelli della Commissione, il consumo di biogas dovrà crescere fino a 72 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep), da circa 17 Mtep del 2017.
La Commissione vuole quindi rivedere le norme sul mercato del gas in modo da incrementare l’adozione di gas da fonti rinnovabili, anche facilitando l’immissione in rete di quello prodotto dagli agricoltori. Inoltre, l’Esecutivo vuole garantire un maggiore riconoscimento al ruolo del biogas nel mix energetico europeo con la nuova direttiva sulle energie rinnovabili.
La nuova direttiva, la cui presentazione è in programma per giugno 2021, garantirà infatti «opportunità per un ulteriore sostegno mirato per accelerare lo sviluppo del mercato del biogas» si legge nella Strategia per il metano presentata il 14 ottobre scorso.
Dal consorzio «Gas for Climate», formato da 11 società infrastrutturali europee tra cui Snam e associazioni del settore, tra cui il Cib–Consorzio italiano biogas, è così partita la proposta di introdurre nella direttiva in fase di elaborazione un nuovo target sui gas da fonti rinnovabili che, in forma crescente, raggiunga l’11% del totale della domanda europea al 2030. Un obiettivo ambizioso che avrà due sottogruppi: uno per il biometano e uno per l’idrogeno verde. Questa misura secondo il consorzio potrebbe consentire ai gas rinnovabili di assumere una valenza strategica per il raggiungimento degli obiettivi climatici fissati dall’Unione Europea al 2030.
Il contributo dei gas rinnovabili prodotti dal comparto agricolo agli obiettivi di decarbonizzazione non si limiterebbe alla sola fase del consumo energetico, ma potrebbe anche contribuire a ridurre in modo significativo le emissioni del settore agricolo e a restituire al terreno sostanza organica aumentando la capacità di assorbire e immagazzinare carbonio del suolo.
Il digestato, residuo finale della produzione di biometano, è infatti un ottimo fertilizzante naturale utilizzabile in alternativa a quelli di origine fossile. Le imprese agricole potrebbero dunque abbattere sostanzialmente i loro costi di produzione e aumentare contemporaneamente la propria competitività e sostenibilità.