Emergenza Covid-19, trasporti e circolazione delle merci sempre più difficili
Il caos nel settore dei trasporti e della logistica a causa dell’emergenza coronavirus cresce di pari passo con l’espandersi dell’epidemia. Austria e Slovenia, senza apparentemente aver notificato la loro decisione a Bruxelles, hanno sostanzialmente ripristinato i controlli alle frontiere con l’Italia, con inevitabili ripercussioni sul traffico merci e possibili danni per quelle deperibili come la frutta e la verdura.
Secondo Coldiretti attraverso le Alpi transita quasi la metà delle esportazioni italiane per un valore vicino a 200 miliardi di euro di merci made in Italy dirette lungo la traiettoria del corridoio scandinavo-mediterraneo (Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia e tre Paesi dell’Est Europa, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca).
«L’88% delle merci in Italia viaggia su gomma e il valico del Brennero – spiega in una nota l’Organizzazione agricola – è un canale oggi insostituibile per il flusso delle merci dal nostro Paese verso l’Europa che rischia di essere soffocato dai limiti alla circolazione che pesano sull’ economia e sul lavoro made in Italy».
Ma l’impennata dei contagi sta seminando il panico anche tra gli addetti ai lavori.
Gli autotrasportatori stranieri infatti non vogliono entrare in Italia per timore del virus, rischiando una quarantena imposta dalle autorità dei Paesi di provenienza.
Per Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica, la merce in giacenza presso i siti di stoccaggio sta assumendo dimensioni da collasso operativo, con centinaia di migliaia di pratiche in sospeso.
A rischio è soprattutto il comparto ortofrutticolo per l’elevata deperibilità dei prodotti. I casi di respingimento di merci ai varchi di frontiera e di cancellazioni di ordini sono la cartina di tornasole di quanto la situazione sia diventata complessa da gestire.
C’è poi una crisi di fiducia da parte delle catene della grande distribuzione europea, denuncia Fruitimprese, l’associazione degli esportatori e importatori ortofrutticoli.
L’altra faccia della medaglia, data la dipendenza dell’industria italiana dalle catene di approvvigionamento globale, è il rischio di contingentamenti delle forniture di materie prime alimentari da Paesi cruciali come Brasile, Argentina, Indonesia o Ucraina, qualora l’emergenza sanitaria dovesse estendersi, pregiudicando le operazioni ai porti di imbarco.