Dazi Usa: polemiche per l’esclusione della Mozzarella di bufala campana dop
La Mozzarella di bufala campana dop non è compresa nella lista dei prodotti alimentari sui quali si applicano i dazi all’importazione voluti dall’attuale Amministrazione Trump, dazi che hanno colpito i principali formaggi italiani e rischiano ora di aumentare ulteriormente. Non si è trattato di un fatto casuale, tutt’altro.
Nelle scorse settimane, infatti, è stata firmata un’intesa tra il Consorzio della Mozzarella di bufala campana dop e i due enti economici americani che rappresentano gli esportatori di prodotti lattiero-caseari (USDEC) e i produttori di alimenti con nomi generici (CCFN) che sancisce da una parte il carattere distintivo della Mozzarella di bufala campana dop e ne assicura una protezione contro l’utilizzo non corretto di qualsiasi segno o termine che preveda un richiamo al territorio di produzione. Dall’altra consente all’industria lattiero-casearia americana di indicare con il termine generico «mozzarella» i formaggi ottenuti secondo il metodo previsto nel Codex Alimentarius e nello standard di produzione della Food and Drug Adiministration americana.
Vale la pena di ricordare che la filiera della Mozzarella di bufala campana dop, costituita da oltre 1.200 allevamenti, per un totale di circa 270.000 capi bufalini, genera, direttamente e indirettamente, cioè dalle stalle alla commercializzazione ai servizi, un fatturato di circa 1,2 miliardi di euro. Negli ultimi 25 anni la produzione di Mozzarella di bufala campana dop è più che quadruplicata, passando da 115.000 a quasi 500.000 tonnellate.
L’iniziativa del Consorzio sta facendo discutere gli addetti ai lavori italiani della filiera lattiero-casearia, le istituzioni nazionali e comunitarie, poiché potrebbe indebolire seriamente la strategia di difesa dei marchi collettivi di origine.
Una eventuale estensione di questa iniziativa potrebbe infatti condurre a uno sdoganamento dell’utilizzo di termini come «parmesan» e «regianito» da parte dell’industria casearia americana per commercializzare formaggi tipo Parmigiano Reggiano.
Da anni la materia è oggetto di un duro confronto in ambito internazionale, con l’obiettivo da parte delle istituzioni europee di arrivare a una tutela legale ampia e senza eccezioni delle produzioni agricole e alimentari del Vecchio Continente protette con indicazioni di origine.