Cresce l’allarme per l’influenza aviaria
Dopo i 56 casi scoperti recentemente nella sola provincia di Verona, altri due focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) sono stati confermati in allevamenti di tacchini e di galline ovaiole sui Colli Euganei nel Padovano. Un altro caso è stato scoperto nei giorni scorsi a Ostia (Roma).
Per il Ministero della Salute, l’attuale situazione epidemiologica conferma un chiaro aumento del rischio di introduzione del virus nella popolazione avicola domestica, ed evidenzia la necessità di mettere in atto appropriate misure di riduzione dei rischi di contagio che, oltre agli abbattimenti preventivi e ai protocolli di pulizia e disinfezione con mezzi appropriati, prevedono limitazioni nelle movimentazioni di persone e veicoli nelle strutture interessate, lo stoccaggio e lo smaltimento delle carcasse e della pollina e accortezza nell’utilizzo di acque di superficie per abbeverare gli animali.
È opportuno ricordare che la maggior parte dei virus dell’influenza aviaria non causa malattie negli esseri umani. Alcuni tuttavia possono infettare anche le persone attraverso il contatto con animali o con ambienti contaminati, come riscontrato in diversi Paesi asiatici presso il personale impiegato nelle strutture di allevamento.
L’allerta per il diffondersi dell’influenza aviaria sta crescendo anche in altri Paesi europei. Nei giorni scorsi sono stati segnalati nuovi casi in allevamenti olandesi e in una struttura danese con 28.000 tacchini, interamente abbattuti a scopo preventivo.
In Francia, il Ministero dell’Agricoltura ha classificato la situazione ad “alto rischio” per la crescente diffusione dei contagi, annunciando nel Paese il rafforzamento delle misure di prevenzione e di gestione delle crisi.
Un recente rapporto dell’Efsa, l’Authority europea per la sicurezza alimentare, testimonia che l’epidemia di influenza aviaria del 2020-2021, con un totale di 3.777 focolai ad alta patogenicità e poco meno di 23 milioni di volatili colpiti in 31 Paesi, sembra essere una delle più gravi mai verificatesi in Europa.
L’estate scorsa, tra maggio e settembre, sono stati segnalati 162 focolai di virus HPAI in 17 Paesi dell’UE e nel Regno Unito, per lo più in uccelli selvatici.