Continua a crescere il prezzo dei cereali
Mais, orzo e soprattutto frumento duro e tenero continuano a registrare listini in aumento su tutti i mercati, sia italiani che esteri.
Se per i grani influisce su questa corsa anche la scarsa produzione da parte di alcuni importanti Paesi esportatori, tra i quali soprattutto il Canada ma anche USA e Francia, occorre però considerare la dinamica inflattiva generale dovuta alla ripresa dell’economia mondiale dopo un tragico 2020.
Per quanto riguarda il frumento duro la spirale rialzista era già in atto durante il mese di agosto e, dopo una breve pausa a settembre, dalla prima settimana di ottobre i prezzi hanno ripreso ad aumentare al ritmo di 5-10 o anche 15 euro/t alla settimana. Ad esempio, il frumento duro «fino», provenienza Centro, quotato a Bologna è passato da 499 euro/t di settembre a 554 euro/t di fine ottobre. A Foggia l’evoluzione del «fino» è stata analoga, con un prezzo ad inizio settembre di 487,50 euro/t, e a fine ottobre di 552,50 euro/t.
Anche il frumento tenero ha visto le proprie quotazioni aumentare in modo significativo, superando così, come per il frumento duro, il livello massimo registrato nell’aprile del 2008. Il «fino» quotato a Bologna è passato infatti da 263 euro/t di inizio settembre a 304 euro/t di fine ottobre (+15,6%), e il frumento di forza da 282,50 a 339,50 euro/t (+20%).
Per quanto riguarda il mais, il «convenzionale» quotato a Milano ha subìto oscillazioni, anche brusche, comprese tra i 250 e i 280 euro/t, con tutte le incertezze che ne derivano per gli utilizzatori.
Nel caso dell’orzo le quotazioni aumentano soprattutto per effetto del sostegno da parte del frumento tenero ad uso zootecnico. A Bologna il «pesante» è passato nel periodo in esame da 238 a 266 euro/t (+11,8%), ma la buona disponibilità di merce sia italiana, sia estera non lascia presagire particolari criticità nei prossimi mesi.
Cosa che non si può dire per i frumenti, per i quali il trend rialzista sembra destinato a non esaurirsi presto.